Nel giorno in cui il presidente del Consiglio Mario Monti si è recato in visita a Tripoli per rilanciare i rapporti con la nuova Libia e quindi con il Consiglio nazionale di transizione, contro quest’ultimo si è scatenata la protesta in una delle città simbolo della rivoluzione contro Gheddafi
Si accende la protesta in Libia. Nel giorno in cui il presidente del Consiglio Mario Monti si è recato in visita a Tripoli per rilanciare i rapporti con la nuova Libia e quindi con il Consiglio nazionale di transizione, contro quest’ultimo si è scatenata la protesta in una delle città simbolo della rivoluzione, Bengasi. Almeno 1.500 persone, perlopiù ex combattenti ribelli, hanno protestato per ricordare le vittime della rivolta contro Muammar Gheddafi davanti alla sede del Cnt contro cui sono state lanciate diverse granate di fattura artigianale.
I manifestanti, che dopo quattro ore di assedio hanno fatto irruzione nel quartier generale del Consiglio Nazionale Transitorio a Bengasi, hanno cercato di aggredire lo stesso presidente del Cnt, Mustafa Abdel Jalil, quando questi ha tentato di lasciare l’edificio insieme ad altri dirigenti del governo libico ad interim: lo hanno riferito fonti giornalistiche presenti alla scena, secondo cui una brigata di ex insorti ha creato un ‘corridoio’ sicuro per far uscire Abdel Jalil e i suoi colleghi ma, quando il leader del Consiglio e’ stato riconosciuto, alcuni dimostranti gli hanno lanciato contro bottiglie d’acqua in platica, impedendogli di rivolgersi loro per calmarli. Poi hanno appiccato il fuoco alla facciata della sede governativa, spaccato i vetri alle finestre e danneggiato un blindato che sostava nei pressi. In precedenza una folla inferocita, armata di pietre e spranghe di ferro, aveva assaltato la struttura, mettendone a soqquadro e saccheggiandone i locali, che hanno poi occupato.
Fathi Baja, un membro del Cnt riuscito a fuggire separatamente rispetto al presidente transitorio, ha in seguito dichiarato di ignorare chi vi sia dietro all’attacco. “Non lo sappiamo”, si è limitato a dichiarare telefonicamente. “Alcuni degli assalitori erano molto giovani, sui 15 anni, altri meno, ma erano comunque molti. Ce n’erano certi che pretendevano le dimissioni dell’intero Consiglio, tranne le mie, quelle di Abdel Jalil e di un altro di noi”. Da giorni i manifestanti, tutti ex miliziani che parteciparono alla rivolta contro Muammar Gheddafi, protestavano davanti alla sede del Cnt a Bengasi, culla dell’insurrezione, per reclamare la cacciata dei funzionari conniventi con il passato regime, e per chiedere conto di come gli atuali governanti stanno amministrando il Paese.