ROMA – Il satellite scientifico “low cost” tutto italiano ha vinto il più ambito riconoscimento nel campo dell’astrofisica spaziale. Si chiama Agile ed è stato sviluppato dal team guidato dal professor Marco Tavani dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) che nei giorni scorsi è stato premiato dall’American Astronomical Society con il premio Bruno Rossi 2012.
Agile (Astrorivelatore gamma a immagini leggero) è un piccolo satellite equipaggiato con strumenti scientifici in grado di catturare immagini di oggetti celesti distanti nelle regioni dei raggi gamma e X dello spettro elettromagnetico. Da quando è stato lanciato in orbita, nell’aprile del 2007, è una fonte continua e immediata di dati. Ad ogni passaggio sul Kenya scarica le informazioni ottenute scandagliando l’universo. Ed è proprio dall’analisi di questi dati che i ricercatori del team Agile hanno fatto la scoperta che è valsa loro il premio Rossi. Hanno scoperto che la Nebulosa del Granchio, uno degli oggetti astronomici più famosi, non è stabile come si era sempre pensato, scrivendo così una nuova e importante pagina per l’astrofisica mondiale.
“Siamo estremamente contenti perché è molto difficile ottenere questo riconoscimento – ha commentato Marco Tavani – si tratta di un premio molto ambito per il settore, un riconoscimento importante, con Agile per la prima volta viene premiato un satellite interamente italiano, un premio tutto nostro che non dobbiamo dividere con nessun altro”. Ma non è tutto. Questa è anche la prima volta che il riconoscimento viene assegnato ad un piccolo progetto: “In gergo la nostra è una piccola missione – spiega Tavani – quelle grandi richiedono risorse per miliardi di euro o di dollari. In genere il premio viene dato per satelliti giganteschi, che costano appunto miliardi. Negli anni novanta e per buona parte dei duemila le scoperte importanti sono arrivate tutti da missioni molto strutturate, ma noi abbiamo voluto lanciare un programma finanziariamente più contenuto, anche perché siamo consapevoli che l’Italia non si può permettere spese per migliaia di milioni di euro, così è nata una piccola missione”.
Per fare un paragone, il satellite che ha vinto il premio lo scorso anno (il progetto Fermi, approvato dalla Nasa, cui hanno collaborato le agenzie spaziali francesi, giapponesi, svedesi e italiane) è costato un miliardo di dollari, mentre il progetto Agile ha avuto un costo, fino al suo lancio, di appena 50 milioni di euro. “Noi ovviamente siamo molto orgogliosi di averlo fatto in Italia e di aver dimostrato che Agenzia spaziale italiana, istituti scientifici, industrie spaziali e università sono in grado di portare a termine con successo anche delle piccole missioni, grazie al buon connubio tra componente scientifica e componente industriale, collaborazione necessaria per abbattere i costi e poter competere con i giganti”.
Il programma Agile è cominciato nel 1997, quando è stato selezionato tra i partecipanti ad un bando pubblico: “Già allora eravamo consapevoli che avremmo fatto un satellite piccolo che andava a competere con i grandi. Abbiamo fatto comunque i test necessari e i fatti ci hanno dato ragione. Il lancio, avvenuto nel 2007 dall’India, è stato perfetto e Agile è stato posizionato sull’orbita equatoriale”. Da allora è iniziato il lavoro di osservazione e di lettura dei dati, lavoro che ha dato grandi soddisfazioni e che continua tutt’oggi. Ora è prevista una discussione sulla continuazione ulteriore della missione: “Siamo certi – ha concluso il professore – che non riceveremo brutte sorprese, a maggior ragione ora che il progetto ha ottenuto questo importantissimo riconoscimento internazionale che ci ha dato la carica necessaria per andare avanti verso ulteriori studi e scoperte”.