Da domani l’avvocatura italiana sarà più libera e i cittadini saranno più tutelati e spenderanno di meno? Se si supera la patina finto liberale che pervade questo governo di economisti-banchieri parrebbe di no.
Il decreto Monti sulle c.d. liberalizzazioni interviene anche sulla professione forense, abrogando le “tariffe” e imponendo il preventivo per iscritto col cliente, consentendo di fare tirocinio durante l’ultimo biennio dell’università, auspicando l’assicurazione professionale. Gli scopi dichiarati sono di agevolare i giovani, incrementare il Pil, abbattere le restrizioni nel mercato. Per fare ciò si è seguito un metodo veramente singolare: a) nessuna concertazione con le parti interessate; b) tecnica legislativa gretta, poiché si introducono norme senza armonizzarle con l’esistente e senza porsi le gravi conseguenze che produrranno; c) si invocano alibi surreali, quali “l’Europa ce lo chiede” e abbiamo il placet del Forum giovani, anzi di un componente del Forum giovani (cfr. discorso di ieri del premier; mentre invece non è stato consultato il presidente dell’Aiga che comunque rappresenta il 50% dell’avvocatura, costituita da giovani avvocati).
Occorre forse partire da lontano per giungere a comprendere se tali novità siano realmente positive per gli italiani. Ossia, dalle direttive comunitarie in materia di libere professioni, con cui si chiede solo di consentire l’accesso alla professione nei singoli Paesi ma preservandone la qualità, autonomia e indipendenza, a tutela di tutti. Da Bersani in poi, sino ad oggi, molti hanno strumentalizzato tali direttive ed in mala fede hanno guidato lo Stato-legislatore, con l’avallo dell’Antitrust (Agcm italiana), verso la distruzione dei principi fondanti l’avvocatura quali appunto l’autonomia, l’indipendenza, ma anche la dignità, l’autorevolezza, l’etica. Certo, occorre scriverlo forte e chiaro, come un tale percorso sia stato agevolato dal malgoverno dell’avvocatura stessa che negli ultimi 15 anni non ha saputo comprendere, anticipare e gestire i cambiamenti che la società pretendeva. Soprattutto l’avvocatura non ha saputo cambiare la propria classe dirigente. Ma questa è un’altra storia, che presto sarà affrontata, e che si inserisce nel malcostume italiano di impedire un rinnovamento della classe dirigente, politica e non.
Tornando al tema, tale percorso è stato condotto in mala fede poiché è un servigio reso a Confindustria, e all’Abi in particolare, che attraverso l’introduzione del “socio di capitale” inserito nella c.d. legge di stabilità, potrà impossessarsi dell’avvocatura, minandone autonomia, indipendenza e ingenerando conflitti di interesse, in danno della collettività. Mi pare evidente come “a monte del Monti” vi sia solo la logica del profitto, da egli ritenuto il faro per risanare l’Italia. Secondo tale dottrina, dopo avere sistemato i conti (e distrutto la classe media!), riacquistato fiducia dai mercati, liberalizzando qua e là (anzi facendo finta, poiché i settori nevralgici non sono stati toccati), il Pil crescerà e dunque tutto si sistemerà.
Ma gli italiani hanno bisogno di un’avvocatura di qualità, per avere la migliore difesa dei propri diritti (soprattutto contro i forti, banche in primis), o necessitano di avere l’avvocato low cost (quindi che ha investito di meno su di se e sulla preparazione)? La risposta mi pare scontata. In Italia l’avvocatura è già molto libera (abbiamo il più alto numero di avvocati in Europa). Forse sin troppo. Il tirocinio è un passaggio essenziale della professione poiché in quel periodo si forma un avvocato. L’esame di Stato è a presidio della qualità della professione. Lo Stato è contraddittorio poiché per agevolare i giovani avrebbe dovuto intervenire non demolendo i principi cardine dell’avvocatura ma bensì su altri profili: a) dettando un tirocinio rigoroso; b) riformando l’esame di Stato, unificandolo in un’unica sede e consentendo solo ai più meritevoli di superarlo; c) agevolando l’avviamento della professione, defiscalizzando ogni strumento, ivi inclusi quelli “previdenziali” e “assistenziali” consentendo alla Cassa di predisporre un vero welfare; d) pretendendo una formazione costante e seria.
Ancor prima un legislatore serio si occupa di riformare il “sistema giustizia” perché se non v’è una giustizia efficiente (nell’accesso, nei tempi, nei modi, nelle responsabilità) non v’è una avvocatura libera, non vi sono cittadini tutelati ed il Pil non cresce! Invece la dottrina Monti ignora tutto questo, è priva di un disegno organico e sostituisce l’avvocatura, fondata su qualità tecniche ed etiche, la logica del mercato, secondo cui la libera contrattazione dovrebbe regolamentare tutto il resto! Una vera follia. Sed libera nos a malo!