Il principale verdetto della South Carolina è un pollice verso per Rick Santorum, integralista cattolico, ex senatore della Pennsylvania,: non è lui, ma Newt Gingrich l’antagonista conservatore del moderato Mitt Romney, nella corsa alla nomination, che, dopo la terza tappa, appare più incerta.
Tre match, tre vincitori diversi: nello Iowa, sembrava avesse vinto Romney, ma s’è poi scoperto che (forse) aveva vinto Santorum; nel New Hampshire, nessun dubbio, ha stravinto Romney; e nella South Carolina, pure nessun dubbio, ha stravinto Gingrich. L’ex speaker della Camera negli anni Novanta s’è imposto con oltre il 40% dei voti, davanti a Romney che non è arrivato al 28%. Santorum non ha superato il 20%, mentre Ron Paul, il ‘libertario’, qui la faceva da comprimario (e lo si sapeva).
Due le considerazioni che s’impongono. Primo, la volatilità delle posizioni: all’inizio della settimana, i sondaggi davano Romney al 40% e Gingrich sotto di 12 punti; e, invece, alla conta dei suffragi, le posizioni si sono rovesciate. In mezzo, ‘solo’ un dibattito televisivo vinto da Newt e perso da Mitt.
Secondo, Gingrich e Santorum si contendevano qui, in uno Stato del Sud e della ‘cintura della Bibbia’, la leadership dell’area ultra-conservatrice degli evangelici e di quella qualunquista del Tea Party. Nonostante l’appoggio degli evangelici, e la debolezza di Gingrich sul fronte dei valori familiari, Santorum ha perso e di brutto. E’ possibile, a questo punto, che la corsa a quattro resti presto a tre: Romney e Gingrich per la nomination, moderati del partito contro conservatori; e Paul per il principio (e, magari, per un posto nel ticket del vincitore).
Prossima tappa, probabilmente decisiva per l’ulteriore sfoltimento del campo di gara, la Florida, uno degli Stati decisivi nella corsa alla Casa Bianca, uno di quegli Stati, come lo Iowa, che oscilla tra democratici e repubblicani, mentre il New Hampshire è democratico per partito preso e la South Carolina repubblicana.
Lì, le primarie sono il 31 gennaio: Romney, che non è parso nella sua forma migliore negli ultimi giorni, deve ritrovare i suoi standard – lo smalto no, perché quello non l’ha mai avuto -, perché un altro passo falso amplificherebbe i dubbi sulla sua ‘presidenziabilità’ e gonfierebbe le vele di Gingrich, che, però, si porta dietro l’hnadicap di un’immagine da zombie della politica.