Il Doomsday Clock, che scandisce il tempo con cui la Terra corre verso la propria autodistruzione, suona la sveglia simbolica: il pericolo nucleare, i cambiamenti climatici e la necessità di trovare fonti energetiche sicure e sostenibili non fanno ben sperare per la salute del pianeta
L’anno nuovo porta cattive notizie per il nostro pianeta: la fine del mondo si avvicina di un minuto. Non stiamo parlano della fantomatica profezia dei Maya, ma dell’orologio che scandisce il tempo con cui la Terra corre verso la propria autodistruzione. Si tratta del cosiddetto Doomsday Clock, letteralmente Orologio dell’Apocalisse. Creato nel 1947 dagli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists dell’Università di Chicago – la rivista fondata nel 1945 dagli studiosi che hanno partecipato al Progetto Manhattan -, è un orologio simbolico. Le sue lancette scandiscono il breve intervallo di tempo che ci separa dalla mezzanotte, emblema della fine del mondo provocata da una guerra termonucleare.
Al momento della sua creazione, in piena Guerra fredda, con il mondo diviso in due blocchi contrapposti, le lancette furono impostate a sette minuti dalla mezzanotte. In questi decenni si sono mosse 19 volte, toccando il loro minimo negli anni 50, con appena due minuti di sopravvivenza. L’ultimo spostamento risale a due anni fa. Si trattò allora di un passo indietro e la Terra sembrò sollevare un sospiro di sollievo. Ma da gennaio le lancette hanno ripreso a camminare in avanti e il nostro tempo, secondo gli scienziati del Bulletin, si è di nuovo accorciato: adesso l’Orologio dell’Apocalisse segna mezzanotte meno cinque.
Gli scienziati, con questa decisione, sembrano volerci dare la sveglia, come se non bastasse la complicata crisi economico-finanziaria che stiamo attraversando. Ma cosa li spinge a essere ancora più pessimisti in questo 2012? “Due anni fa sembrava che i leader mondiali potessero fronteggiare davvero le minacce globali che abbiamo di fronte”, si legge nella nota con cui il Bulletin of the Atomic Scientists ha annunciato la decisione di muovere in avanti le lancette. “In molti casi quel trend positivo si è arrestato o è stato invertito. Per questa ragione – continua il comunicato – il Doomsday Clock è stato spostato un minuto in avanti, tornando a segnare la stessa ora del 2007″.
A rendere i tempi che viviamo ancora più incerti concorrono molteplici fattori. Il primo è lo stesso che ha portato alla nascita dell’Orologio dell’Apocalisse. Il pericolo di saltare tutti in aria, all’ombra di un gigantesco fungo atomico. Il muro di Berlino è caduto ormai da più di vent’anni, ma il mondo non è diventato per questo un luogo più sicuro in cui vivere. Le 22.400 testate nucleari ancora esistenti, capaci da sole di cancellare più volte la vita dalla faccia della Terra, sono ancora tutte lì a ricordarcelo. Le speranze di disarmo bilaterale tra USA e Federazione Russa, ancora custodi della gran parte degli ordigni nucleari del pianeta, suscitate all’inizio della presidenza Obama dalla promessa di un nuovo spirito di cooperazione internazionale – il cosiddetto ‘reset’ sfociato nella firma del nuovo trattato Start – sembrano un lontano, pallido ricordo. I venti di guerra in Iran spirano sempre più minacciosi e l’instabilità geopolitica del Medio Oriente aumenta. Uno scenario che moltiplica i rischi di proliferazione nucleare in tutto il mondo.
Ma altre nubi si addensano sul pianeta, secondo gli scienziati. L’approssimarsi della mezzanotte è motivata anche dalla “inazione su temi chiave come i cambiamenti climatici e la necessità di trovare fonti energetiche sicure e sostenibili, per spingere la crescita economica dei paesi industrializzati e in via di sviluppo senza recare danno al clima”, commenta Lawrence Krauss, fisico teorico e co-presidente del Bulletin. Gli scienziati considerano i cambiamenti climatici “questione ormai vitale per la nostra specie”, soprattutto in assenza di accordi vincolanti per i Paesi – in primo luogo i più inquinanti, Cina e USA su tutti – che prendano il posto del Protocollo di Kyoto, in scadenza proprio alla fine del 2012.
Gli scienziati del Bulletin restano, tuttavia, ottimisti e, “incoraggiati dalla Primavera Araba, dai movimenti Occupy, dalle proteste politiche in Russia e dei cittadini comuni in Giappone” dopo l’incidente di Fukushima, lanciano un appello “a tutti gli scienziati ed esperti a unirsi ai comuni cittadini per chiedere, insieme, ai decisori politici e ai leader industriali risposte e azione”. Possibilmente entro la mezzanotte.
di Davide Patitucci