Tanto tuonò che piovve, in South Carolina. Primo Newt “Skywalker” Gingrich, con il 40,4% dei voti, solo secondo con più di 10 punti percentuali di distacco il favorito Mitt Romney (27,9%), terzo un Rick Santorum sempre più indeciso se lasciare o raddoppiare (17%) e quarto il libertario Ron Paul (13%) che qui giocava nettamente fuori casa. Gli elettori repubblicani del South Carolina si dichiarano per i due terzi Cristiani evangelici, ed era facile immaginare che i due candidati più liberali e moderati (Romney e Paul) avrebbero avuto qualche difficoltà rispetto ai due candidati conservatori.
Con tre vincitori diversi (Santorum, Romney, Gingrich) nei primi tre Stati dove si sono tenute le primarie (Iowa, New Hampshire, South Carolina) la corsa dei pretendenti repubblicani sembra per ora aver individuato un solo vincitore: Barack Obama, che si gode, da presidente democratico in carica, una delle più incerte corse che le primarie repubblicane abbiano mai messo in campo, al punto che molti analisti considerano possibile una ripetizione di ciò che accadde nel 1976, quando la nomination per la Casa Bianca venne decisa dal voto dei delegati direttamente sul pavé della convention repubblicana di Kansas City.
Ma più ancora del risultato di ieri, bisogna leggere il trend generale per capire cosa sta succedendo nel campo repubblicano. E se la stella di Romney sembra ora calante, dopo la massiccia campagna televisiva negativa pagata dai supporter di Gingrich – riusciti a far passare “l’uomo del Massachussettes” per un miliardario sadico che gode nel licenziare la gente, per di più con conti sospetti alle Isole Cayman – la stella di Gingrich sembra essere in deciso rialzo. Il candidato conservatore ha respinto in modo brillante le domande scaturite dalle dichiarazioni piccanti della sua ex moglie che lo accusavano di aver voluto una coppia aperta durante gli anni del loro matrimonio, dichiarazioni che in uno Stato bigotto come il South Carolina avrebbero potuto costar caro. Gingrich ha anche reso pubblica la sua dichiarazione dei redditi, fatto che ha messo ancora più alle corde il rivale Romney, sull’argomento assai riluttante.
Romney ha però molto più denaro a disposizione, e una struttura di supporter assai più capillare di quella dei suoi concorrenti. Gingrich ha risposto in un discorso della vittoria dopo il dato del South Carolina: “Non abbiamo altrettanto denaro quanto alcuni nostri rivali, ma abbiamo molte più idee“. Il candidato conservatore, d’altro canto, dovrà vincere anche le resistenze dell’establishment del suo partito, che lo considera un uomo troppo indipendente e poco affidabile, oltretutto con l’handicap di risultare nei sondaggi sempre solidamente alle spalle di Obama nel caso del confronto diretto, dato che invece Romney sembra poter mettere in discussione.
In queste ore gli uomini di Gingrich stanno facendo pressione sul candidato italo-americano Rick Santorum per convincerlo a ritirarsi dalla corsa e far convergere il suo elettorato – non piccolo – sull’altro uomo conservatore. Ma Santorum, che pure in South Carolina sperava in un risultato migliore, ha appena dichiarato che “sono primarie apertissime, tre vincitori in tre stati sono il segno di un Paese meraviglioso e perciò noi saremo presenti in Florida e anche in Arizona, per vincere le primarie e poi la Casa Bianca“.
Il motivo del terzo posto di Santorum in uno Stato a maggioranza di Cristiani evangelici è da spiegare con la crisi economica: in Iowa, dove il candidato creazionista aveva vinto per un pugno di voti, il tasso di disoccupazione è del 5,7%, mentre in South Carolina è del 9,9%; ancora una volta “it’s the economy, stupid” e gli altri candidati che avevano puntato tutto sul profilo religioso e sociale si sono dovuti ritirare uno alla volta. Santorum, per sperare di andare avanti e invertire la tendenza, deve ora reinventarsi sul piano economico.