Ad una settimana dal prestigioso riconoscimento dell'Ateneo bolognese al Capo dello Stato, continuano le proteste dei collettivi studenteschi proprio all'entrata della facoltà che conferirà al presidente il titolo ad honorem. Sorpresi e denunciati dalla Digos, per danneggiamento e imbrattamento, tre giovani writers che hanno fra i 20 ai 25 anni
In verità, più che un annuncio, è una conferma di quanto già anticipato nei giorni scorsi. Una conferma che – dopo una stagione calda di contestazioni studentesche culminata lo scorso 14 ottobre con gli scontri davanti alla sede bolognese della Banca d’Italia e la manganella che è costata gli incisivi a una studentessa di lettere – tende a recuperare la dirompenza dell’annuncio murario nelle facoltà occupate a partire da quelle romane del 1968 e della pratica di comunicazione politica dei dazebao.
Nel giro di poche ore ci sono state tre denunce per danneggiamento e imbrattamento (i destinatari sono altrettanti giovani tra i 20 e i 23 anni, già noti alla Digos cittadina, che li avrebbe individuati attraverso le telecamere di sicurezza sotto i portici del centro) Ma rimane l’azione, svolta proprio lì, bomboletta spray alla mano in sostituzione dei vecchi secchi di vernice e pennelli, dove si scrive la propria contrarietà per la proposta, divenuta realtà, avanzata dalla facoltà che ha lanciato l’idea di assegnare una laurea honoris causa al capo dello Stato. Si vuole dunque ribadire che se “l’università ci faccia entrare altrimenti noi entriamo lo stesso”, avevano dichiarato gli indignati che nel capoluogo emiliano si sono riuniti sotto il nome di Occupy Bologna. In apparenza, dunque,una firma simile a quella che compare in calce a quanto scritto sotto il portico della facoltà cittadina.
Il punto delle contestazioni in programma per il 30 gennaio verrà fatto martedì 24, quando è in programma un’assemblea tra coloro che aderiscono alla protesta contro la laurea ad honorem in relazioni internazionali. Una protesta che, in base a quanto già detto in precedenza, deve essere calata anche nell’ambito della politica estera italiano, dato che si contesta “un uomo che non è né santo né meritevole del nostro rispetto”, hanno dichiarato gli indignati. “Napolitano ha appoggiato la guerra in Libia, ha controfirmato tutte le devastanti riforme del governo Berlusconi e adesso ha messo un amico dei banchieri alla guida del paese. Altro che padre della patria”.
Lo scopo degli indignati è quanto meno quello di avvicinarsi, se non di centrare il bis, al successo ottenuto con l’annullamento delle celebrazioni per l’inaugurazione dell’anno accademico. Era lo scorso autunno e il nodo era la riforma dell’università voluta dall’allora ministro Maria Stella Gelmini. Rispetto a qualche mese fa, ha aggiunto nei giorni scorsi uno dei giovani indignati, “la situazione non è cambiata, anzi è peggiorata. È ora di svegliarsi e capire che Napolitano non è uno di noi e fa parte del problema”.
“Stavolta è un’altra scala di valori, stavolta c’è il presidente della Repubblica”, aveva ribattuto il rettore dell’università bolognese Ivano Dionigi, lasciando intendere che l’appuntamento di lunedì prossimo non può essere oggetto di pressioni che tendano al suo annullamento. Un appuntamento che, lasciando il fronte degli indignati, aveva creato malumori anche in altri luoghi, più istituzionali.
A fronte della confermata presenza del sindaco di Bologna Virginio Merola, la polemica era scoppiata da Palazzo d’Accursio per iniziativa dei consiglieri di Lega Nord e Pdl perché non ancora invitati ufficialmente alla cerimonia. “Evidentemente si è ritenuto di anteporre altre personalità”, aveva detto capogruppo in consiglio Marco Lisei in riferimento alla presenza a Bologna anche dell’ex commissario prefettizio e oggi ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri. E la maggioranza in Comune, attraverso il presidente del gruppo consiliare Pd Sergio Lo Giudice, aveva liquidato la questione dichiarando che “è una nuova polemica di cui non si sentiva il bisogno”.
Infine, sempre in merito alle proteste degli indignati alla laurea a Napolitano, è comparso oggi su Youtube un “video messaggio” realizzato dai contestatori. Le immagini sono quelle del discorso di fine anno del presidente della Repubblica mentre le parole, montate ad hoc, invitano a manifestare contro il riconoscimento. “La cerimonia”, dice il finto messaggio di Napolitano, “comprenderà anche l’inaugurazione dell’anno accademico di un ateneo che ha provveduto, in stretta osservazione dei rilievi che ci arrivano dall’Europa e dai mercati finanziari, a dissanguare firmando la legge dell’onorevole Maria Stella Gelmini. È rispettando le mie prerogative istituzionali che vi invito a presenziare a questa cerimonia che consacrerà i miei ripetuti sforzi e sacrifici per introdurre i Cpt in Italia, firmare provvedimenti come il lodo Alfano e bombardare, sempre con spirito umanitario, la Libia”.
Messe in bocca al capo dello Stato, queste sono alcune delle ragioni per cui gli indignati protestano. Inoltre, nella didascalia a corredo del video, vengono fornite le informazioni per chi intende contestate: l’appuntamento è il 30 gennaio prossimo alle 10 nella centrale piazza Verdi.