Il capo della Protezione civile Franco Gabrielli incontrerà i membri della commissione tecnico-scientifica che devono pronunciarsi sulla possibilità di far sovrapporre le operazioni di ricerca sul relitto della nave con la messa in sicurezza del carburante
Intanto i sommozzatori dei Vigili del Fuoco hanno recuperato altri due corpi – due donne – nella zona del ponte 4 che vanno ad aggiungersi a quello ritrovato ieri. Sale quindi a 15 il numero dei cadaveri recuperati dopo il naufragio della Costa Concordia. Di queste, 9 sono state identificate – oggi l’ultima, una donna del biellese – sei quelle ancora senza un nome.
Il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri ha definito “generoso e professionale” l’impegno di quanti hanno contribuito all’opera di salvataggio dopo il naufragio della nave da crociera davanti all’isola del Giglio. “Purtroppo – ha detto il ministro, riferendosi alle modalità del disastro – l’immagine che abbiamo dato del nostro Paese non è stata delle migliori. Quello che c’è stato di bello è stata invece la generosità, la professionalità nell’impegno di tutti quanti hanno concorso all’opera di salvataggio”.
Le indagini
Dall procura di Grosseto arrivano i primi esiti degli esami compiuti. A cominciare dal comandante Schettino, che, secondo le informazioni disponibili sarebbe risultato negativo ai test sul consumo di droga. Al momento, tuttavia, sia l’accusa che la difesa smentiscono di avere ricevuto dati ufficiali sulle analisi compiute. Saranno invece sentiti nel corso della settimana i vertici della Costa Crociere. I pm di Grosseto, secondo quanto viene spiegato, hanno tanti punti da chiarire nella vicenda e dopo le dichiarazioni del comandante e di alcuni ufficiali, stanno cercando di capire se e quali siano le responsabilità dell’armatore. In base alle affermazioni dello stesso Schettino e di altri ufficiali, la Costa avrebbe pianificato e addirittura imposto l’inchino al Giglio per ragioni pubblicitarie. C’è poi il mistero della scatola nera, che secondo quanto dichiarato dal comandante era rotta e non registrava da 15 giorni.
Sul ponte di comando – secondo la ricostruzione dei verbali pubblicata questa mattina dal Corriere della Sera – erano salite persone che “disturbavano la manovra” e prima della partenza da Civitavecchia il comandante della Costa Concordia Francesco Schettino aveva ordinato di tracciare la rotta per l’ “inchino” all’Isola del Giglio. Lo stesso comandante, dopo la collisione, ordinò all’ufficiale addetto alle comunicazioni radio di riferire che c’era stato un black-out alle richieste della capitaneria di sapere se c’erano problemi a bordo. Questa almeno la testimonianza del terzo ufficiale della Costa Concordia Silvia Coronika.
Secondo Coronika, sul ponte di comando, al momento dell’accostata, c’erano diverse persone non preposte alla navigazione. Tra queste cita il maitre e il commissario Manrico Giampetroni. Queste persone parlavano, “disturbavano le manovre con conseguente calo di attenzione”. L’ufficiale dice anche che l’accostata, “era stata annotata sulla carta nautica e registrata sul sistema di navigazione integrato” e che a proposito della rotta Schettino dette disposizioni all’addetto alla cartografia Simone Canessa: “Vieni qua che dobbiamo tracciare una rotta per passare vicino al Giglio e fare un inchino”. Dopo l’impatto, ricostruisce Coronika, alla capitaneria che chiese se vi fossero problemi a bordo il comandante ordinò all’ufficiale preposto alla radio di dire che c’era solo un black-out. “Ci chiesero se avevamo bisogno di assistenza e quello rispose ‘al momento no’”. A riferire a Schettino che “tutto era allagato” sarebbe stato invece il direttore di macchina Giuseppe Pilon.
Continua anche il giallo della ‘donna bionda’ che avrebbe preso in custodia il pc portatile di Schettino la mattina dopo il naufragio, in un albergo dell’Isola. Si sarebbe qualificata come un avvocato della Costa Crociere, ma la compagnia smentisce di avere ricevuto qualsiasi oggetto per conto del comandante. Allo stesso modo, la Costa crociere ha fatto sapere attraverso una nota ufficiale di escludere categoricamente che sulla Concordia fossero presenti passeggeri clandestini: ”Qualunque persona parta con la nave – precisa Costa – viene registrata sui sistemi di bordo a livello nominativo. In aggiunta, ai passeggeri all’accesso a bordo viene scattata una foto del viso, abbinata poi a un codice a barra identificativo, presente sul modulo di imbarco e sulla Carta Costa, consegnata a bordo (il badge identificativo personale di ogni passeggero che abilita l’ingresso e l’uscita dalla nave e la fruizione dei servizi di bordo). Nessuno ha la facoltà di derogare a queste procedure”.