Cominciati i lavori della nuova Assemblea legislativa. Eletto il presidente Mohammed Saad El –Katatny dei Fratelli musulmani. Fuori dal palazzo quattro cortei hanno sfilato per le strade del Cairo per chiedere un passo indietro del generale Tantawi, capo delle Forze armate
Sabato scorso il capo della commissione elettorale, Abdel-Moeaz Ibrahim, aveva annunciato i risultati ufficiali delle prime elezioni democratiche in Egitto, cominciate il 28 novembre 2011 e terminate l’11 gennaio. Il partito Giustizia e Libertà, braccio politico dei Fratelli Musulmani, è stato proclamato il vincitore con 235 seggi. Al Nour, il partito dei salafiti, è arrivato secondo aggiudicandosi 121 scranni. Seguono il partito liberale Wafd con l’8% dei voti e il Blocco egiziano, una coalizione composta da liberali e guidata dall’imprenditore Naguib Sawiris. La componente islamica, com’era prevedibile, ha dunque vinto i due terzi dei 498 seggi a disposizione.
Il nuovo Parlamento egiziano sarà comunque composto in totale dai rappresentanti di 15 partiti politici mentre 10 membri – di cui 5 di religione copta- sono stati nominati direttamente dal Generale Hussein Tantawi, capo del Consiglio superiore delle Forze Armate (Scaf), che ha promesso di abbandonare la cabina di regia dopo le elezioni presidenziali previste in giugno.
Mentre il membro più anziano dell’Aula, l’ultra-ottantenne Mahmoud al-Saqa, coordinava le operazioni all’interno dell’emiciclo, in strada centinaia di manifestanti si sono riuniti per protestare contro Tantawi, i processi militari ai civili e la crisi economica. Hanno intonato i canti della rivoluzione “Bread, Freedom, Social Justice” (Pane, libertà e giustizia sociale), urlato slogan contro il generale, come “il 25 gennaio sarà il tuo ultimo giorno di vita”e attraversato la Capitale con quattro cortei non violenti che alla fine del percorso hanno raggiunto El-Falaki Street a pochi passi dal Parlamento circondato dalle forze di polizia e protetto da metri di filo spinato.
Tra i manifestanti, anche molti intellettuali, artisti e sindacalisti. I giovani rivoluzionari che a novembre avevano occupato piazza Tahrir hanno rivendicato la paternità della rivolta nata un anno fa: “Questa è la rivoluzione dei giovani non quella dei Fratelli Musulmani”. La stampa locale riporta che membri dei partiti islamisti hanno tentato di persuadere i ragazzi a interrompere i cori per evitare tensioni e disordini pubblici.
Ma la rivoluzione non si è fatta sentire solo nelle strade del Cairo. Alcuni neo-deputati hanno volutamente modificato in corso il giuramento: qualcuno ha aggiunto alla fine della lettura le parole “in nome della rivoluzione” e i salafiti hanno risposto citando versetti del Corano. Piccole tensioni che sono rientrate dopo qualche richiamo da parte di al-Saqa che presiedeva la seduta.
In strada, al contrario, la gente ha continuato per tutto il giorno a marciare e intonare inni rivoluzionari contro il Generale Tantawi che per molti egiziani è diventato il nuovo nemico da abbattere. Per il 25 gennaio sono previste altre manifestazioni pacifiche, non solo al Cairo, per ricordare lo spirito della rivoluzione e le persone uccise negli scontri di un anno fa. “Ma non è finita qui” ha detto un ragazzo intervistato da Al-Jazeera: “Noi sconfiggeremo i militari e ci riprenderemo il nostro Paese”.