Dopo l'ennesima sconfitta contro il Barcellona, è bufera nello spogliatoio dei blancos, tra faide interne e accuse incrociate. Il Santiago Bernabeu fischia lo Special One e lui: "non sono nato tifoso madridista, mi trovo qui solo per lavorare"
Domenica il Real Madrid vince 4-1 in casa contro l’Athletic Bilbao e mantiene i cinque punti di vantaggio sul Barcellona. Dopo tre anni di dominio blaugrana, i blancos di Madrid sembrano di nuovo in grado di vincere il titolo della Liga spagnola. Tutto bene? Neanche per idea. Durante la partita Cristiano Ronaldo e Xabi Alonso si scrutano come fossero nemici mortali, e non compagni di squadra. Al fischio finale lo stadio Bernabeu subissa di fischi il tecnico José Mourinho, quello che da Chiambretti liquidò le critiche nei suoi confronti dicendo che “nemmeno Gesù piaceva a tutti”, ma che dai suoi stessi tifosi non era mai stato contestato. Nel dopopartita Mou dapprima glissa: “I fischi? Non fa niente, non sono un problema. Non mi è mai successo, ma c’è sempre una prima volta. A Madrid hanno fischiato anche i più grandi: Zidane, Ronaldo, Cristiano che è Scarpa d’Oro ed è stato Pallone d’Oro. Quindi perché non dovrebbero fischiare anche me?”. Poi va giù duro: “Non sono nato tifoso madridista, ma sono un professionista che lavora per questa società”. Per la prima volta Mourinho, il generale che della strategia del ‘soli contro tutti’ ha sempre fatto il suo punto di forza, riuscendo a compattare dietro di sé squadra e tifosi a Porto come a Londra e a Milano, è in guerra contro il suo esercito. Lo spogliatoio è spaccato, i tifosi gli si rivoltano contro. Ma cos’è successo a Madrid?
Tutto precipita mercoledì sera, dopo l’ennesima sfida tra Real e Barca, andata dei quarti di finale della Copa del Re. Il Real gioca una partita nervosa, difensiva e perde 1-2: quinta sconfitta in nove partite per Mou nel clasico. Dopo la clamorosa manita (5-0) del novembre 2010. Dopo l’eliminazione in semifinale di Champions nell’aprile 2011, che portò Mourinho a chiedersi ossessivamente “porquè?” in un’infuocata conferenza stampa in cui accusava tutti: dagli arbitri, alla Uefa, all’Unicef. Mercoledì il Real perde di nuovo, terza sconfitta casalinga in meno di un anno, e in un sussulto di frustrazione Pepe pesta volontariamente la mano a Messi mentre l’argentino è a terra. Mou nel dopopartita difende a spada tratta il portoghese, oltre a giustificare l’approccio tattico alla gara.Ma la squadra, o meglio il gruppo di spagnoli al suo interno, non gradisce e si ammutina: a loro dire Mou è sempre pronto a difendere i portoghesi (Cristiano Ronaldo, Pepe, Carvalho, Coentrao e il brasiliano Marcelo) ma non fa lo stesso con loro. E poi basta giocare in maniera così difensivista, oltre al danno della sconfitta c’è la beffa del Barca che gioca meglio. Mou in sala stampa dichiara: “La vittoria ha molti padri, la sconfitta uno solo”. E così facendo sembra assumersi le colpe della disfatta.
Invece no, quella frase va letta come un attacco diretto alla squadra, o alla sua componente spagnola, per averlo abbandonato nel giorno della sconfitta. Così almeno sostiene a tutta pagina Marca nell’edizione domenicale. Quotidiano da sempre vicino al Real, Marca sceglie di lavare i panni sporchi in pubblico e ricostruisce un pesantissimo litigio che sarebbe avvenuto tra Mou e alcuni giocatori alla ripresa degli allenamenti a Valdebebas. Secondo la ricostruzione di Marca, Mou avrebbe gridato: “Mi avete ucciso in zona mista”, accusando la fazione spagnola di essere ‘amica’ di quei giornalisti che, secondo una sua famosa uscita ai tempi dell’Inter, sono soliti praticare la ‘prostituzione intellettuale’, e di averlo messo alla berlina dopo la partita col Barcellona, dichiarando che giocavano male perché facevano solo quello che il tecnico chiedeva loro. Il primo a rispondere sarebbe stato Ramos, facendogli intendere che quello che pensano di lui è peggio di quello che hanno dichiarato. Poi Casillas che, distante qualche metro e chiamato in causa come ‘il portiere’, si sarebbe avvicinato accusando Mou di non avere il coraggio di dire le cose in faccia. Lo stesso Ramos, chiamato in causa per una marcatura sbagliata su Puyol, avrebbe attaccato così lo Special One: “Mister lasci perdere. Lei non ha mai giocato a calcio, perciò certe cose non le può capire”.
Ma oltre alla spaccatura nello spogliatoio c’è di più. Marca è voce della società madridista, più che degli umori della squadra. E allora sorge il sospetto che la decisione di rendere pubblici i litigi sia stata una mossa decisa da alcuni dirigenti per isolare Mourinho. Oltre alle innumerevoli sconfitte col Barca e ad avere esasperato i rapporti all’interno dello spogliatoio, il club non avrebbe ancora digerito il fatto che Mourinho abbia imposto l’acquisto dei portoghesi Carvalho e Coentrao, 40 milioni ai club di appartenenza e una solida percentuale al procuratore Jorge Mendes. Lo stesso di Mourinho. Lo stesso che portò costosissimi giocatori della sua scuderia sia al Chelsea (Deco, Carvalho, Thiago e Ferreira) che all’Inter (Quaresma). E così Mou, il tecnico più amato dai suoi giocatori e tifosi, per la prima volta se li trova contro e deve fronteggiare un vero e proprio ammutinamento. L’allenatore più abile nell’utilizzare il circuito mediatico a proprio favore, quello che alla presentazione col Chelsea si definì ‘lo Special One’ e a quella con l’Inter affermò: “Non sono un pirla”, è sconfitto sul suo terreno. A fine anno lascerà Madrid, comunque vada. Con lo scudetto, la Champions o con “zero tituli”.
modificato da Redazione web alle 18.23 del 23 gennaio 2012