Sotto la lente d'ingrandimento di Bruxelles l'appalto a Iren spa: "Trovate numerose irregolarità". Il Movimento 5 Stelle: "A questo punto ne deve rispondere direttamente la regione"
Il comitato per la corretta gestione rifiuti di Parma e il Movimento 5 Stelle, con il consigliere regionale Giovanni Favia, hanno diffuso infatti il testo dell’infrazione europea inviato all’Italia lo sorso 24 novembre. Indirizzato al ministro degli Esteri del governo Monti, Giulio Terzi di Sant’Agata, è firmato dal commissario europeo per il mercato interno e servizi, Michel Barnier. E sono tre pagine piene di dati e domande su quel groviglio che appare l’appalto per l’inceneritore di Parma, oltre che sugli affidamenti a Iren Spa anche per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti nelle tre città emiliane.
Il contenuto del documento europeo. Si tratta di un documento in cui Bruxelles smentisce le cifre dell’inceneritore fornite in passato da Iren, dall’ex sindaco di Parma Pietro Vignali e da Vincenzo Bernazzoli, presidente della Provincia. E in cui si fornisce la cifra reale: 315 milioni di euro di costo. Proprio partendo da qui, dall’importo, l’Europa stigmatizza l’Italia perché gli enti locali, affidando direttamente a Iren Spa appalti e servizi, non hanno rispettato la libera concorrenza senza contare che Iren non sarebbe configurabile come una società a controllo pubblico.
Nella lettera, il commissario europeo fa un primo rilievo a proposito dei “diversi affidamenti decisi a favore della società Iren Spa da parte dei Comuni di Parma, Piacenza e Reggio Emilia e da quelli residenti nelle loro Province”. Affidamenti andati all’azienda “dopo la prima lettera di costituzione in mora indirizzatale il 15 marzo 2011” e sui quali erano stati chiesti maggiori elementi. “In particolare”, voleva sapere Bruxelles la scorsa primavera, “in merito agli affidamenti dai servizi di smaltimento dei rifiuti rimangono ancora non definiti il valore economico e la durata dei contratti di servizio conclusi dai tre Comuni”.
Il costo dell’inceneritore: 315 milioni a fronte dei dichiarati 195. Si svela poi il reale costo dell’inceneritore, definito nel documento di fine novembre. “A seguito di ulteriori informazioni di cui la commissione è entrata in possesso […] risulta che il Comune di Parma avrebbe direttamente affidato alla società Iren Spa, controllata dalla società Iren Spa, i lavori necessari alla realizzazione di un inceneritore in località Ugozzolo (Parma), per un valore complessivo di circa 315 milioni di euro”.
“L’amministratore delegato Andrea Viero e l’ex sindaco di Parma Vignali avevano parlato al massimo di 195 milioni di euro”, attacca il Comitato anti-inceneritore che, citando ancora il commissario europeo e la sua lettera al governo, sottolinea: “La commissione ricorda che gli appalti e le concessioni di lavori di importo superiore a 4 milioni e 845 mila euro debbono essere conclusi all’esito di una procedura di messa in concorrenza rispettosa dei principi di non discriminazione, parità di trattamento, trasparenza, proporzionalità e mutuo riconoscimento”.
L’accusa formulata in sede europea contro il Comune di Parma, azionista Iren Spa, è pesantissima perché “nessuna delle sopra richiamate norme risulta essere stata rispettata quanto alla costruzione dell’inceneritore” e “tale affidamento senza messa di concorrenza preliminare non può essere giustificato dalla sussistenza di un rapporto di controllo analogo tra i Comuni interessati e la società Iren Spa”.
“Su Iren Spa si può non attuare un rapporto di controllo”. La Commissione Europea ne spiega le ragioni. “Ci soci privati nel capitale di Iren Spa (tra l’altro, le banche Intesa San Paolo e Fondazione Cassa di Risparmio di Torino) [la cui presenza] impedisce la configurazione di un rapporto di controllo [dovuto] alla grande autonomia delle società interessate, chiaramente dimostrata, tra l’altro, dalla quotazione in borsa della capogruppo Iren Spa. Tali elementi, insieme all’estesa dimensione geografica e all’ormai vastissimo campo di attività delle società del gruppo Iren, rendono impossibile ravvisare l’esistenza di un rapporto di controllo analogo tra esse e i Comuni azionisti della capogruppo Iren Spa”.
Infine “lo stesso controllo societario […] non è esercitato dalla società Iren Spa in maniera totalitaria, ma in modo parziale, aggiungendosi a esso anche le società Delmi Spa e Plurigas Spa, che compartecipano nelle controllate […] rispettivamente per il 15% e per il 30%, rendendo cosi ulteriormente ‘precario‘ il controllo dei Comuni azionisti”.
La prova? La fornisce sempre la Commissione europea. “Nessuna indicazione”, scrive nel documento datato 24 novembre, “è contenuta nello statuto di Iren Spa” laddove parla della necessità che “il 51% del capitale sociale resti in mano pubblica […]. Quanto ai poteri dei soci, essi sono solo quelli normalmente riconosciuti dal diritto societario nazionale e, dunque, insufficienti, come tali, ad assicurare un’influenza determinante”. Ecco il Pdf del richiamo arrivato.
M5S: “Ora ne risponda la Regione”. “Con questa dichiarazione della commissione europea”, commenta Giovanni Favia, consigliere del Movimento 5 Stelle, “cala la maschera di chi parla di società del calibro di Iren Spa ed Hera Spa come società a capitale pubblico che si muovono per il ‘bene comune’ dei cittadini. A livello politico invece la Regione deve rispondere per aver coperto tutto ciò fino a oggi. Ricordo le giustificazione di tali operazioni e il silenzio a fronte delle nostre risoluzioni da parte sia della maggioranza di Vasco Errani. Su questo presenteremo una nuova interrogazione”.