Il testo, licenziato dalla Commissione europea, avrebbe dovuto fissare i capisaldi per la protezione di tutte le specie viventi. Secondo gli animalisti invece prende in considerazione solo gli allevamenti, e nemmeno di tutti i capi. Nessun riferimento a cani, gatti, mucche, conigli che pure sono sottoposti a veri e propri massacri in nome della vivisezione o della cosmesi
Era da mesi che associazioni, volontari e semplici amanti degli animali aspettavano la pubblicazione della “Strategia Ue 2012-2015” (scarica il pdf) che avrebbe dovuto, secondo le aspettative, fissare i capisaldi della tutela degli animali in Europa. Salta invece subito all’occhio che a Bruxelles “proteggere gli animali” vuol dire soprattutto “occuparsi di allevamenti”, o meglio di “allevatori”. Sì, perché nelle pagine della comunicazione ufficiale della Commissione, che al momento resta solo un report, si legge: “aiutare gli operatori”, “trasparenza del mercato” ed “efficacia dei costi”. Nemmeno una parola sullo scandalo delle perreras spagnole (canili lager dove i randagi vengono soppressi con l’eutanasia a 10 giorni dal loro arrivo, ndr), della legge ammazza-cani rumena e degli altri casi che hanno portato cittadini di tutta Europa a rivolgersi speranzosi all’Ue.
Secondo la Lega antivivisezione (Lav) “la ‘Strategia’ proposta è priva di qualsiasi ambizione e rappresenta una mancata occasione per evidenziare il ruolo che l’Unione europea può svolgere per tradurre le preoccupazioni dei cittadini in azioni”. Sotto accusa non solo il fatto che la Commissione parla esclusivamente di “allevamenti”, ma che anche in questo caso vengono effettuate discriminazioni, come nel caso di “alcuni gruppi di animali attualmente al di fuori dell’ambito della tutela Ue, ad esempio vacche da latte e conigli, per i quali sussistono gravi forme di sfruttamento”. Eurogroup for Animals accusa Bruxelles di aver ignorato addirittura recenti rapporti dell’Efsa e del Consiglio d’Europa “sull’inclusione di animali ad oggi esclusi dalla tutela Ue” (ad esempio maiali, oche e anatre).
Ma i veri assenti della nuova strategia Ue sono gli animali domestici, in primis cani e gatti, vittime ancora oggi di veri e propri massacri in Europa. È il caso delle perreras spagnole dove migliaia di cani vengono spesso tenuti in condizioni disumane e della legge rumena che prevede la possibilità di sopprimere i randagi, legge recentemente dichiarata incostituzionale dalla stessa Alta Corte di Bucarest. Il problema è che al momento non esiste una normativa Ue che fissi standard obbligatori per tutti i Paesi membri. La tutela di cani e gatti resta quindi in balia della sensibilità dei governi nazionali. Ecco allora montare le aspettative degli animalisti nei confronti della nuova strategia Ue, soprattutto alla luce dell’articolo 13 del Trattato di Lisbona che equipara gli animali ad “esseri senzienti”. Almeno sulla carta. E dire che lo scorso 14 ottobre lo stesso Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza una dichiarazione scritta “sulla gestione della popolazione canina nell’Unione” con cui si chiede agli Stati membri “di adottare strategie globali di gestione della popolazione canina” tra cui “controllo, leggi anti-crudeltà e sostegno alle procedure veterinarie, comprese la vaccinazione antirabbica e la sterilizzazione”.
“Chiediamo all’Ue di assumersi seriamente le proprie responsabilità emanando norme in quegli ambiti in cui gli animali soffrono”, attacca Roberto Bennati, vicepresidente Lav. “E’ sorprendente che nessuna legge futura sia pianificata, e che questioni di alto profilo, come il trasporto di animali vivi, la clonazione degli animali per il cibo e la sperimentazione animale, non siano nemmeno menzionati nella ‘Strategia’”. Secondo Bennati, “la Commissione europea ha ascoltato le lobby industriali e agricole e ignorato le preoccupazioni dei cittadini europei e del Parlamento europeo. La Commissione ha scelto di tutelare solo interessi economici e non applicare il dettato del trattato europeo di promuovere il benessere degli animali”.
A dire il vero la strategia Ue qualche passo in avanti lo ha fatto, ad esempio prevedendo un quadro superiore che coordini le varie legislazioni attualmente esistenti in materia di protezione degli animali, maggiori informazioni per i consumatori, e una “proposta di normativa completa sul benessere degli animali”. Bisognerà però vedere in che direzione andrà questa proposta e chi beneficerà degli aiuti economici che saranno erogati. Sì, perché dal 2006 al 2010 l’Ue ha stanziato ben 70 milioni di euro “per il benessere degli animali nell’ambito dei programmi di sviluppo rurale o consacrati ad altre attività legate al benessere degli animali, come ricerca, studi economici, comunicazione, formazione e istruzione”. Ma a beneficiarne ancora una volta sono stati esclusivamente gli allevatori.