Alla fine ce l’ha fatta Romeo Castellucci a mettere in scena il suo Sul concetto del volto del figlio di Dio al Teatro Franco Parenti di Milano. Questo non significa però che le polemiche si siano placate, anzi. Gli integralisti che gridano allo scandalo e alla blasfemia continuano ad organizzare manifestazioni di protesta per i prossimi giorni. Navigando su internet nei siti cattolici più coinvolti, si leggono cose surreali, se pensiamo di essere nel Terzo Millennio. Sì perché si trova addirittura l’elenco delle numerose messe riparatrici per contrastare gli effetti nefasti dello spettacolo della Socìetas Raffaello Sanzio, in attesa del 28, quando ci sarà una manifestazione speciale, per cui si stanno organizzando pullman da tutta l’Italia. Una di queste messe si è svolta ieri a Milano, a pochi metri dal Teatro in cui stava per andare in scena la pièce. Il lefebvriano Floriano Abrahamowicz ha celebrato una funzione di riparazione dentro un furgone aperto su un lato, davanti ad un pubblico che ostentava crocifissi e icone religiose, creando un effetto a dir poco grottesco. A vedere le foto in rete, si ha la sensazione di un teatro buono da contrapporre a quello cattivo, quasi una sacra rappresentazione degli anni Duemila.
Accanto a questi atteggiamenti da Medioevo (perché è una censura preventiva: quanti di questi signori hanno visto lo spettacolo?) si scoprono anche forme di protesta ugualmente oscurantiste, ma più in linea con i tempi e le nuove tecnologie. Il nuovo integralismo 2.0 passa per il blog messainlatino.it, che invita i suoi adepti a cambiare la propria immagine del profilo su facebook con il quadro Salvator Mundi di Antonello da Messina, che Castellucci oltraggerebbe sulla scena. Accuse da cui il regista, che ha ricevuto la solidarietà del mondo della cultura e dello spettacolo, si è ampiamente difeso, anche scrivendo una lettera ai giornali, in cui ribadisce che il suo spettacolo parla del dramma dell’uomo e riflette sul quarto comandamento.
Mentre rappresenta la miseria della condizione umana, il drammaturgo ricorda che bisogna onorare il padre e la madre. E la presenza di quel volto, che fissa negli occhi lo spettatore, crea un corto circuito tra scena e platea, per cui chi guarda è anche guardato: «il Figlio dell’uomo, messo a nudo dagli uomini, mette a nudo noi, ora». In un’intervista Castellucci parla di un esercizio spirituale a cui il pubblico è chiamato, passando attraverso l’esibizione del dolore, in una prospettiva in cui l’escatologico (il volto di Cristo) è messo a reagire con lo scatologico (le feci del vecchio padre sulla scena).
Ospite dell’Infedele insieme con Andrée Ruth Shammah (direttrice artistica del Teatro Parenti), Castellucci ha dichiarato che lo spettacolo ha avuto vari segnali di approvazione dal mondo cattolico, per esempio dall’arcivescovo di Parigi e da quello di Rennes in occasione della tanto dibattuta messinscena al Théâtre de la Ville e che anche la diocesi di Milano si è espressa contro le esagerazioni di questi giorni. Eppure, mentre stiamo qui a riflettere sull’assurdità di questo clima da caccia alle streghe, sul sito Pontifex Roma si legge: «L’Italia dei Castellucci. Stiamo stancando Dio con oscenità e ribellioni. Ecco il terremoto».