Era uscito dal carcere nel 2004, dopo aver scontato 30 anni senza mai aver usufruito dei benefici previsti dalla legge, ed è stato arrestato di nuovo oggi l’ex brigatista d’origine modenese Paolo Maurizio Ferrari, 66 anni, nell’ambito dell’operazione partita dalla procura di Torino che, a valle degli incidenti dello scorso 3 luglio in Val di Susa, ha portato oggi a eseguire 25 ordinanze di custodia e a notificare 11 denunce a piede libero in tutta Italia.
L’ex brigatista che non si è mai dissociato. Non è l’unico irriducibile che proviene dalla lotta armata degli anni Settanta a finire in questa operazione. Insieme a lui, l’ex Prima Linea Antonio Ginetti, 60 anni, di Pistoia, condannato nel processo alla brigata Luca Mantini, considerata prossima al gruppo che faceva capo al terrorista originario di Forlì Giovanni Senzani. Ferrari, che oggi vive in provincia di Torino e che scelse la clandestinità prima dello smantellamento del nucleo storico delle Br composto da Renato Curcio, da Mara Cagol e dal reggiano Alberto Franceschini, è accusato adesso di associazione a delinquere per quanto avvenne in due episodi risalenti all’estate scorsa.
Il primo le reazioni allo sgombero del presidio del 27 giugno alla Maddalena di Chiomonte e il secondo, avvenuto il 3 luglio in Val di Susa, quando ci fu la manifestazione contro la linea ad alta velocità che deve collegare Torino a Lione. E negli ultimi 8 anni, dalla sua scarcerazione a oggi, ha più volte avuto a che fare con gli inquirenti per la sua “irriducibilità”, che in passato non lo aveva mai portato a dissociarsi dalla lotta armata.
Una delle prime volte era stato nel 2006 quando All’Aquila aveva manifestato contro il regime di carcere duro inflitto a Nadia Lioce, militante delle nuove Brigate Rosse, mentre nel 2009 era stato fermato a Milano per manifestazione non autorizzata. E ancora, sempre nel capoluogo lombardo, era rimasto per 7 ore sulla torre di una piscina comunale occupata dai militati di estrema sinistra.
Bologna e Parma: antagonisti denunciati e con obbligo di dimora. Paolo Maurizio Ferrari non è l’unico nell’inchiesta di Torino che ha legami con il territorio emiliano-romagnolo. Per quanto riguarda Bologna, sono già in programma un presidio nel pomeriggio in piazza del Nettuno e una serata al Tpo per presentare il docufilm “Rimetti a noi i nostri debiti” che diventa espressione di solidarietà agli indagati. Il mondo dell’antagonismo bolognese risponde così all’operazione partita dalla procura piemontese che, attraverso la Digos cittadina, è giunta anche nel capoluogo emiliano.
In mattinata, infatti, sono state effettuate 2 perquisizioni domiciliari a studenti fuori sede (uno è di Ferrara) e mentre è stato notificato un obbligo di dimora a Belluno a un terzo giovane. I primi due apparterrebbero all’area anarchica cittadina e avrebbero come punto di riferimento l’aula C della facoltà di scienze politiche bolognese. Nel terzo caso, invece, a essere raggiunto dal provvedimento di obbligo di dimora nell’alto Veneto è un militante del Tpo, il Teatro Polivalente Occupato di via Casarini 17. Ha 22 anni, è accusato di resistenza all’arresto e non risultano precedenti penali a suo carico.
A suo favore, lo storico centro sociale bolognese ha già emesso un comunicato stampa dopo una conferenza in cui dichiara che “siamo complici con Alvise (questo il nome del giovane a cui è stato imposto l’obbligo di dimora nella città veneta, ndr), con il movimento No Tav, con chi il 3 luglio in Val Susa ha lottato e con chi continua a lottare per difendere i propri territori”. Il Crash di Bologna, altro centro sociale del capoluogo emiliano, parla inoltre di “tentativo di criminalizzazione e repressione”.
Infine, tra le città dell’Emilia Romagna, c’è Parma, dove è stato notificato dalla Digos a un altro ragazzo un provvedimento di obbligo di dimora. Si tratta di un ventiduenne e, come per gli altri indagati, i reati contestati comprendono resistenza, violenza, lesioni e danneggiamento aggravato in concorso. Anche nella città ducale sono in corso di organizzazione manifestazioni di solidarietà contro il militante finito nell’operazione torinese.
Intanto Roberto Sconciaforni, presidente in regione del gruppo assembleare della Federazione della Sinistra, ha detto che “gli arresti, i fermi, le perquisizioni e gli obblighi di dimora attuati questa mattina rappresentano l’ennesimo attacco contro il movimento Noo Tav [con] l’obiettivo di delegittimare una sacrosanta e ampia protesta popolare riducendola a una questione di ordine pubblico. La repressione puntuale colpisce ancora una volta Bologna, ma le lotte contro il governo e contro la crisi non si arresteranno”.