Il Primo presidente della Corte di Cassazione ricorda come nella passata legislatura la priorità fosse quella di "ridimensionare il controllo di legalità sull'esercizio di ogni potere". Due i temi fondamentali che si chiede al Governo di affrontare: risolvere i problemi legati al sovraffollamento delle carceri e ridurre la durata dei processi civili. Piena sintonia con il Ministro della Giustizia Severino che sottolinea di insistere nella lotta all'evasione
Il primo presidente della Cassazione Ernesto Lupo, durante la cerimonia d’inaugurazione, presso l’aula magna della Suprema Corte, e alla presenza delle principali autorità della Repubblica Italiana, ha iniziato il suo discorso ringraziando il Presidente Napolitano, per l’attenzione ai temi della giustizia. Per il Primo presidente della Cassazione “il mutamento dell’atmosfera politica, istituzionale e culturale dirada le nubi che si erano addensate sul nostro impianto costituzionale e fa ben sperare sul mantenimento del quadro istituzionale”. Il tutto “dopo che per anni la prevalente attenzione della politica è stata dedicata, con la scusa di attuare un riequilibrio dei poteri, al malcelato intento di ridimensionare il controllo di legalità sull’esercizio di ogni potere”. Per Lupo, in particolare, il modello italiano del sistema giudiziario deve restare quello “caratterizzato dall’indipendenza del giudice e del pubblico ministero, dalla pari dignità di tutte le funzioni giurisdizionali”.
Sebbene un “piano organico” per la giustizia “non sia stato ancora elaborato, c’è una priorità su cui il governo si è particolarmente impegnato e che voglio sottolineare: la tragica situazione carceraria, una realtà che, come ha detto il Presidente della Repubblica, ‘ci umilia in Europa e ci allarma’”. Per il Primo presidente della Cassazione “stipare 68mila detenuti in condizioni logistiche adeguate a 45mila persone è palesemente incompatibile con i principi della Costituzione e della Convenzione per i diritti umani, principi che non possono ammettere deroghe nemmeno in nome delle difficoltà economiche. Ciò che è indifferibile è, da un lato, la riduzione del ricorso alla pena carceraria e alla custodia cautelare in carcere e, dall’altro, l’aumento di misure alternative al carcere”.
L’altro grande tema della giustizia italiana è legato alla lungaggine dei processi, in particolare di quelli civili. Per questo Ernesto Lupo ha salutato con favore il fatto che la politica abbia smesso di occuparsi del settore penale e abbia “maturato la consapevolezza” della necessità di dedicarsi al settore civile che è in vera sofferenza “sia per i tempi, sia per le differenti cause dell’enorme quantità di procedimenti. Tra i fattori sicuramente anomali rispetto agli altri Paesi d’Europa, che concorrono a determinare l’enorme quantità di contenzioso civile – prosegue il Presidente – vi è l’alto tasso di litigiosità che assegna al nostro paese un primato superato solo dalla Russia. Un plauso, quindi, va ai magistrati italiani, che pur lavorando schiacciati dalla montagna di quasi 9 milioni di cause pendenti, continuano a detenere primati di produttività in Europa. L’altra grande anomalia del sistema italiano è quella della quantità di avvocati: quasi 240.000, di cui oltre 50.000 abilitati all’esercizio dinanzi alla giurisdizioni superiori. Questi numeri crescono ogni anno e se non costituiscono un diretto fattore di incentivazione del contenzioso, certamente non contribuiscono a deflazionarlo, giacché risulta del tutto insufficiente l’attività di filtro da parte della classe forense”.
Paola Severino, Ministro della Giustizia, si è trovata pienamente d’accordo con Lupo. E ha sottolineato che proprio il problema dell’inefficienza della giustizia italiana “costa alla collettività una quota pari all’1% del Pil”. E’, quindi, “indispensabile” assicurare tempi ragionevoli per il processo, anche per le “fortissime interazioni tra economia e giustizia”. In questa ottica, ha ricordato il ministro, il governo ha istituito, nel decreto legge sulle liberalizzazioni, “il tribunale delle imprese cui affidare la trattazione di quelle controversie per le quali è maggiormente avvertita l’esigenza della specializzazione del giudice”.
Il Ministro Severino ha anche sottolineato come, per il nuovo esecutivo, sia di primaria importanza la lotta all’evasione fiscale:”Evasione, corruzione, riciclaggio e reimpiego nel libero mercato dei proventi della criminalità organizzata sono tutti fattori che destabilizzano valori come quelli della leale concorrenza tra le imprese e che depauperano le risorse economiche sane del nostro Paese”. Per il Guardasigilli sono tutti reati che segnano un divario di competitività rispetto ai nostri concorrenti e che frenano le possibilità di sviluppo e di investimenti stranieri nel nostro paese. “Questa mattina – ha concluso il Ministro – credo che tutti abbiano notato l’assoluta convergenza di idee e di discorsi che non erano stati concordati o preparati, tante idee che si fondevano tra loro. Questo, secondo me, è un grandissimo incoraggiamento perché vedere il Governo, la Magistratura e il Csm per costruire qualcosa di nuovo per questo paese”.