La decisione delle associazioni Anpi, Aned, Anpc e Alpi dopo che in novembre l'associazione di estrema destra aveva diffuso davanti alle scuole un volantino che definiva la Resistenza "raffiche di mitra, violenze e stupri". L'ipotesi è di ingiuria e apologia del fascismo
L’episodio contestato risale a novembre, quando la sezione parmigiana della “tartaruga” inventata da Gianluca Iannone diffuse tra gli studenti il giornale dell’associazione contenente la foto di un partigiano e la didascalia che liquidava la Resistenza come “raffiche di mitra, violenze e stupri“. Accanto all’immagine compariva un editoriale – ripreso dal sito nazionale del movimento – che partendo dall’uccisione di Gheddafi finiva per abbozzare un parallelismo con la Lotta di liberazione del ‘43-’45 in Italia: “Non basta un Rais a fare un Duce – vi si leggeva – ma basta un’ora di viltà (…) per fare un partigiano” . E ancora, più per esteso, Casapound Parma scriveva sotto alla foto del partigiano: “Contro il ghigno di un vecchio bastardo bombardamenti indiscriminati, raffiche di mitra, violenze e stupri, altro che Resistenza”.
Già allora era intervenuta la presidente provinciale dell’Anpi, Gabriella Manelli: “Non preoccupano tanto le affermazioni deliranti del volantino – aveva detto – quanto il fatto che il materiale sia stato distribuito tra i giovani“. Seguì anche un’interrogazione parlamentare, a nome di Carmen Motta deputata parmigiana del Pd che chiese al ministero dell’Interno se non si configurasse “la ricostituzione del partito fascista”. Sulla loro pagina Facebook parmigiana, intanto, i “futuristi del Duemila” se la ridevano definendo “sfigati” i partigiani dell’Anpi.
Ora la nuova svolta, con la decisione delle associazioni Anpi, Aned, Anpc e Alpi di sporgere querela. E di non lasciar correre. “Con questa scelta – fa sapere la Manelli – abbiamo voluto rendere esplicita la nostra posizione dando un segnale: non sottovalutiamo questi rigurgiti di fascismo, soprattutto quando vanno ad incidere sulla coscienza dei ragazzi”.
Manelli sa che la strada è tortuosa, tutt’altro che scontata una condanna di Casapound: “Ci rendiamo conto del fatto che l’iter giudiziario sarà lungo e dall’esito incerto, ma a prescindere da questo abbiamo deciso agire“