Ladri. Sì, certo, ladri. La Camera dei deputati è infestata dai ladri. E non è una propaganda anticasta. Qui si parla di ladri veri, lesti come professionisti e, soprattutto, imprendibili. Agiscono prevalentemente nelle zone più frequentate, il Transatlantico, l’ala “fumoir”, il cortiletto, i divani dei corridoi, le toilette delle deputate, gli uffici delle commissioni. L’aula stessa non è più un luogo sicuro. Anche qui sono spariti iPad, agende e portafogli, ma poi niente denunce. “Non è mica facile – scuote la testa un deputato Pdl – fare i nomi di chi ti stava accanto quando ti è sparita la roba… e puoi rovinare delle amicizie antiche perché è sparito un iPad da 600 euro?”. Mica sempre, però. L’altro giorno la leghista Paola Gosis girava per la Camera come una pazza “perché non mi rimborserà neanche l’assicurazione e questo è uno scandalo!”.
È successo che prima della pausa natalizia – si era in tempi di regali, in effetti – la Gosis abbia lasciato “la mia borsa blu, quella con il logo della Camera che usiamo per mettere dentro fogli e scartoffie” su uno dei divani rossi del Transatlantico “perché era suonata la chiama e sono corsa dentro a votare”. Tornata alla borsa dopo qualche minuto, l’ha ritrovata con tutte le carte, meno un astuccio con dentro una collana “del valore di 3 mila euro”. Ecco, pensare che il Transatlantico, il corridoio cuore di una delle massime istituzioni del Paese, non sia “controllato”, né “assicurato”, fa ridere. Poi, però, si scorre l’elenco dei furti (30 nel 2009, 33 nel 2010 e 26 nel 2011, cui vanno aggiunti una decina di minor entità solo prima di Natale) e si capisce che qualche ragione ce l’ha chi parla di “ladri alla Camera come in una kasbah”. In effetti sparisce di tutto. I più gettonati sono gli iPad, seguiti dai portatili e dai cellulari. Seguono le penne di pregio, i classici portafogli, le agende telefoniche, qualche prezioso delle signore e quindi pellicce, borsette e un profluvio di cappotti di cachemire. Ultimo: un navigatore satellitare da barca, per ritrovare chissà quale rotta politica. I cappotti, si diceva. Per dire: l’hanno rubato anche a Paolo Bonaiuti, l’ex portavoce del governo Berlusconi, “era quello blu, ci tenevo un sacco, l’ho appoggiato su una sedia, poi sono uscito e dopo non c’era più”.
Anche a Gianfranco Rotondi è capitata la stessa sorte, “cappotto simile a Bonaiuti, ma con le chiavi di casa dentro”, fino al memorabile “colpo” inferto all’ex ulivista Elisa Pozza Tasca: il suo visone color crema, valore 8 mila euro, era stato mollemente adagiato su un divano dell’agenzia di viaggi interna, poi una telefonata improvvisa ha fatto distrarre la parlamentare e il visone è volato via. Insomma, ladri veri, mica dilettanti. E nessuno, fino a oggi, si è preoccupato di fare indagini? “E come no – tuona, seccato, Gabriele Albonetti, questore piddino di lunga militanza – ma come si fa a controllare? Questo posto è peggio di un porto di mare, ogni giorno entrano 500 giornalisti accreditati, più di mille tra funzionari, commessi, altri impiegati, altrettanti collaboratori di parlamentari… è un mondo!”.
Di ladri potenziali, si potrebbe obiettare. Tanto che anche l’assicurazione, che è l’Assitalia, ha tirato un po’ i remi in barca. “Prima – racconta Albonetti – bastava la parola del parlamentare che denunciava un furto di un oggetto e si rimborsava sulla parola”. Poi – ma questo Albonetti non lo dice, ma si sa – qualcuno ne ha approfittato. “Abbiamo cambiato le norme – ritorna Albonetti – ora si rimborsa solo se il furto avviene in posti controllati, nel guardaroba, per intendersi, e sopra i 600 euro”. Gli iPad ci rientrano per un pelo, ma non la collana, sparita in Transatlantico, della Gosis. Che, infatti, ieri era incontenibile: “Questo è diventato un posto davvero incivile, pieno di ladri!”. Mica è la sola a pensarlo.
da Il Fatto Quotidiano del 27 gennaio 2012