Il 2 giugno 2009, festa della Repubblica e giorno del pestaggio di un quindicenne ad opera di una squadretta di picchiatori fascisti, punito per non essersi adeguato al rito dei saluti romani, il Fatto non esisteva ancora. Se fossimo esistiti avremmo naturalmente pubblicato la notizia con la stessa evidenza con cui l’abbiamo pubblicata due anni e mezzo dopo, ma resta da capire per quali misteriosi motivi la stampa italiana al completo decise di ignorare un episodio di tale, enorme gravità che fu come cancellato risultando, dunque, come mai avvenuto.
Ed ecco Luca, “pestato con ferocia inaudita” dai “teppisti neri” che dopo l’irruzione in un condominio privato “hanno infierito su di lui per mezzo di pugni, calci, colpi di casco mirando prevalentemente alla testa, fino a ridurlo una maschera di sangue” leggiamo nella coraggiosa lettera che Marida Lombardo Pijola, madre di uno degli amici del ragazzo, scrisse tre giorni dopo l’accaduto al sindaco di Roma Gianni Alemanno, invitandolo a un gesto contro la brutalità e che non ricevette mai risposta alcuna. Alemanno, appunto, padre di un altro ragazzo presente alla spedizione selvaggia organizzata per “difendere l’onore” del Blocco Studentesco, movimento di estrema destra nella cui lista Alemanno jr. è stato eletto, nel novembre scorso, rappresentante nel suo liceo.
Furono carica e peso politico di cotanto genitore a suggerire l’immediata archiviazione della notizia da parte di tutti i giornali (sull’altra subitanea archiviazione, quella giudiziaria, sembra che il pm possa ripensarci dopo l’inchiesta pubblicata sul nostro giornale da Marco Lillo e Ferruccio Sansa)? O è stata la minore età dell’Alemanno rampollo e di altri partecipanti al pestaggio a suggerire alla stampa una cautela che sa di candeggina? A questo proposito è francamente indecente che la famiglia del cosiddetto primo cittadino (con il coro dei Cicchitto e delle Carfagna) si faccia scudo della Carta di Treviso, che giustamente tutela l’identità dei minori nei fatti di cronaca, per attaccare l’inchiesta del Fatto. Essendo evidente a tutti che se non si fosse scritto che quel giorno tra i camerati del blocco nero c’era anche il ragazzo Alemanno non si sarebbe potuto dare conto del silenzio e dell’inattività del padre e della madre. Infine, a parte il Corriere della Sera (e il Messaggero a pag. 37 in cronaca), intorno a questo vergognoso caso che intreccia violenza, omertà, arroganza e disinformazione ancora una volta tutto tace. Così Luca e i suoi amici, bastonati e minacciati impareranno una buona volta che in Italia impera una sola vera legge: la legge della giungla.
Il Fatto Quotidiano, 27 gennaio 2012