Una carriera brevissima e straordinaria per complessità ed estensione, condensata nello spazio di soli 12 anni, dal 1964 al 1976, anno della sua morte: al genio artistico di Marcel Broodthaers il MAMbo dedica la mostra L’espace de l’écriture, a cura di Gloria Moure, in programma fino al prossimo 6 maggio.
Si tratta della prima retrospettiva completa in Italia dedicata all’artista belga, con un’ampia selezione di circa cinquanta lavori, provenienti da prestigiosi prestatori internazionali, come l’Hamburger Bahnhof Museum di Berlino, lo SMAK di Gand e il MACBA Museo di Arte Contemporanea di Barcellona, che documentano i temi principali della poetica dell’artista: il rapporto tra arte e linguaggio, lo status dell’opera d’arte, la critica del museo come dispositivo e idea, la relazione tra immagine, oggetto e parola che costituisce il tema costante della sua ricerca artistica.
Broodthaers è una delle figure più rivoluzionarie e difficilmente inquadrabili dell’arte del Novecento, le cui influenze più importanti si riconoscono nei Nouveaux Realistes, in Duchamp e Magritte e, sul versante letterario, in Baudelaire e Mallarmè.
Una carriera da sovversivo ed irriverente teorico dello status dell’oggetto artistico, iniziata con un primo esplicito atto d’artista risalente al 1964 quando ingessa un pacco di cinquanta esemplari invenduti della sua raccolta di poesie, le Pense- Bête: parole e linguaggio che si trasformano nella concretezza plastica di un’opera d’arte. Un’interazione tra diverse forme di linguaggio che fu una costante del suo lavoro: Broodthaers non fu solo artista ma pure poeta e regista, coltivando il costante tentativo di aprire il lavoro artistico alla molteplicità linguistica.
Oggetto principale della sua ricerca artistica ed intellettuale è la riflessione sul contesto economico e sociale nel quale l’arte vive e si invera e sull’idea di museo in quanto realtà concettuale ed economica. Uno degli atti più importanti dell’artista fu proprio la creazione di un museo, il Musèe d’Art Moderne – Département des Aigles di Bruxelles, di cui fu curatore a partire dal 1968. Museo personale e “fittizio”, nel quale accanto ad ogni opera una targhetta recitava “questa non è un’opera d’arte”, rivelando così, sulle orme di Duchamp, la funzione ed il potere legittimante dell’istituzione museale di trasformare in opera d’arte ciò che arte non è.
Con la mostra dedicata a Marcel Broodthaers il museo bolognese chiude il percorso di riflessione denominato Criticism, progetto che il MAMbo porta avanti fin dal 2006, ossia un percorso di riflessione e di indagine sulle pratiche artistiche e sulla funzione del museo contemporaneo, che ha coinvolto artisti quali Ryan Gander, Paolo Chiasera, Markus Schinwald, Giovanni Anselmo, Christopher Williams, Bojan Sarcevic, Adam Chodzko, Eva Marisaldi, Diego Perrone, Ding Yi, DeRijkeDe Rooij, GuytonWalker, Natasha Sadr Haghighian, Trisha Donnelly, Sarah Morris, Seth Price. In occasione di ArteFiera sabato 28 e domenica 29 il museo offre visite speciali alla mostra, alle ore 16 e 21: tutte le informazioni sul sito www.mambo-bologna.org.