Quattro treni che partono dall’Italia. 24 ore di viaggio. 32mila ragazzi dai 16 ai 19 anni. Destinazione Auschwitz. È partita l’iniziativa “Treno della memoria” organizzata dall’associazione piemontese “Terra del fuoco” che ogni anno, in occasione della Giornata della Memoria, organizza viaggi guidati al campo di concentramento e sterminio di Auschwitz-Birkenau e al ghetto di Cracovia.
“Studiare l’Olocausto sui libri non basta”, spiega Andrea Tua, membro dell’ufficio di presidenza di “Terra del Fuoco”. Dal 2005 l’associazione affitta un treno direttamente da Trenitalia e riempie i vagoni di ragazzi, giovani e giovanissimi, portandoli a vedere con i loro occhi una delle atrocità più assurde della storia del Novecento europeo. “Il progetto nasce nel 2004, quando noi dell’associazione ci trovavamo a Cracovia per uno scambio culturale che non aveva nulla a che vedere con Auschwitz”, spiega Tua. “Dopo una visita al campo, abbiamo sentito il bisogno di condividere questa esperienza portandoci più ragazzi possibile”.
Detto fatto. Il primo treno della memoria è già partito. Oggi i ragazzi del secondo gruppo (in tutto saranno circa 3200) arrivano a Cracovia, da lì si sposteranno ad Auschwitz. La giornata è fredda, gelida, la temperatura ben sotto lo zero. È un giorno speciale per il campo di Auschwitz, uno dei tre poli del centro di annientamento dell’essere umano insieme a Birkenau e Monowitz. Le vie innevate tra le baracche di legno sono affollate, decine le lingue che si distinguono, tutte sussurrate, nessuno grida. I ragazzi dimenticano i sorrisi e gli scherzi del viaggio, non è una gita come le altre.
Il 67esimo anniversario della liberazione del campo di Auschwitz è stato celebrato dal presidente polacco Bronisław Komorowski. Prima dell’arrivo dei soldati dell’Armata Rossa, il 27 gennaio 1945, circa 1 milione e 100mila persone, per lo più ebrei e prigionieri politici, ma anche russi, immigrati, omosessuali e zingari, trovarono la morte ad Auschwitz per malnutrizione, maltrattamenti, malattia o direttamente eliminati nelle camere a gas. Al momento dell’arrivo delle truppe sovietiche, i tedeschi erano già andati via portandosi via tutti coloro che ancora riuscivano a reggersi sulle loro gambe. Il resto, circa 7mila tra uomini e donne, rimasero nel campo.
“All’obiettivo primario del progetto, che è quello di creare una rete di giovani che vivano in maniera attiva la vita della loro comunità, educandoli all’importanza della partecipazione, se ne lega quindi strettamente un secondo – spiegano i ragazzi di “Terra del Fuoco” – quello di educare i giovani alla conoscenza della storia, della memoria e delle testimonianze”. Ecco perché prima di partire per la Polonia, gli oltre 3mila ragazzi partecipanti hanno seguito dei corsi formativi dove sono stati aiutati a contestualizzare l’atrocità della Shoah all’interno della seconda guerra mondiale e nello scenario di crisi che ha travolto l’Europa dalla fine degli anni Trenta a metà degli anni Quaranta.
“In un momento in cui un intero patrimonio di ideali e sofferenze rischia di andare perduto con la scomparsa dei testimoni diretti, il passaggio di testimone tra generazioni diventa fondamentale”, dice Oliviero Alotto, presidente dell’associazione. E non un caso se uno studio dello scorso novembre del think-tank britannico “Demos” ha ritratto i giovani europei, arrabbiati e disillusi, sempre più propensi ad abbracciare ideali e movimenti politici di estrema destra. “Dalla memoria all’impegno, proponiamo ai ragazzi di trasformare il pugno nello stomaco che provoca la visita a un campo di sterminio in coscienza civica. Perché non capiti mai più”.