Riviera romagnola sul piede di guerra. Dopo i blocchi degli autotrasportatori, iniziati lunedì e in via di scioglimento, le processioni dei taxisti e le minacce di serrata dei benzinai, a Rimini il regolare svolgimento dei servizi primari locali è minacciato dalle proteste di altre due categorie fondamentali. Pescatori e addetti alle pulizie negli ospedali, infatti, in queste ore si sono dichiarati pronti a incrociare le braccia, esasperati da una situazione d’incertezza che sta attanagliando il paese. La crisi, dicono i sindacati che rappresentano le categorie professionali in causa, sta esacerbando i lavoratori che non riescono più a guadagnare il necessario per sopravvivere, principalmente a causa di costi fissi in continua crescita.
Per i pescatori una decisione non è tuttavia ancora stata presa e lo sciopero potrebbe essere rinviato. “Le proteste in atto da parte delle imprese dei pescatori hanno sicuramente un fondamento, il gasolio diventerà un problema se passano gli orientamenti attuali” ha dichiarato alla Dire Gian Carlo Cevoli, presidente della Cooperativa lavoratori del mare. “Ma io dico no a forme di lotta improvvisate e disorganizzate. Vogliamo fare come i Tir che stanno bloccando l’Italia? No, chi sta a terra lo fa per scelta sua. Questa settimana i nostri rappresentanti nazionali di categoria si incontrano con il ministro Mario Catania e con il suo staff. Almeno, aspettiamo l’esito di queste riunioni prima di decidere la serrata”. Un provvedimento che sarà quindi ponderato e rimandato, nonostante qualcuno abbia già deciso di non uscire in mare in questi giorni, sia per il timore di non poter poi vendere il pesce a causa dello stop degli autotrasportatori, sia per “un’adesione generale di massima” alla posizione adottata da Anmi, l’associazione nazionale marinerie d’Italia, promotrice di una protesta nazionale che ha coinvolto operatori di varie regioni.
Sicuro è invece lo stop dei lavoratori addetti alle pulizie di ospedali e strutture Asl, che oggi manifesteranno contro il “piano di riduzione orario” deciso dall’azienda sanitaria. Tagli che riguarderebbero circa 200 – 250 lavoratori per cinque città romagnole, Rimini, Riccione, Cattolica, Sant’Arcangelo di Romagna e Novafeltria, e che non costituirebbero solo “una violazione del contratto di lavoro, che prevede per loro un numero prefissato di ore e quindi una determinata remunerazione” spiega Gianluca Bagnolini, segretario generale della Fisascat Cisl di Rimini. Non inciderebbero esclusivamente sulle buste paga dei dipendenti, già assottigliate da un costo della vita in continua crescita, ma anche sulla qualità delle strutture sanitarie. Riducendo il numero di ore di lavoro, infatti, l’Asl danneggerebbe anche il servizio di pulizia negli ospedali. Le aree comuni come scale, corridoi, ingressi e ascensori, che dovrebbero essere curate regolarmente, già da agosto vengono pulite solo a giorni alterni con un’evidente peggioramento qualitativo dei servizi a livello di igiene e di manutenzione.
“L’azienda non può decidere di tagliare ore e stipendi stabiliti dal rinnovo di un contratto d’appalto senza che vi siano motivazioni tecniche oggettive” ha aggiunto Bagnolini “arrogandosi la libertà di fare modifiche entro il 20% rispetto a ciò che si era stipulato ad aprile”. Inoltre, a destare le perplessità di Cgil e Cisl è stato il tempismo con cui l’azienda ha comunicato una simile decisione, giunta a pochi mesi dal rinnovo, a parità di condizioni, di un contratto della durata di nove anni. Senza alcun preavviso, quindi, per i dipendenti della cooperativa.
“Lo sciopero” ha aggiunto Bagnolini “sarà un punto di partenza, utile ai lavoratori per far capire all’azienda che non accetteranno tagli di stipendio senza che vi sia alcuna spiegazione, senza un incontro o una trattativa. Lo scopo principale sarà quello di chiedere la sospensione dei tagli e l’apertura di un tavolo di confronto”.
Una negoziazione che manca da cinque mesi nonostante la vertenza sia partita da tempo, perché Asl, fino ad ora, non si è presentata agli incontri organizzati da sindacati e lavoratori, non ha partecipato al tavolo indetto a dicembre in prefettura né ha fornito alcuna risposta in merito alla situazione, che si è fatta via via più tesa col passare del tempo. “L’azienda deve necessariamente comunicare con i dipendenti, anche con quelli delle cooperative che gestiscono gli appalti, specialmente se le decisioni che prende incidono così significativamente sulla loro vita”.
Il futuro dei lavoratori è quindi incerto. “Per il 2012 l’azienda ci ha fatto sapere, tramite una lettera, che deciderà come comportarsi sulla base del bilancio preventivo ma questo non è accettabile. Tra l’altro all’ospedale di Rimini presto verrà inaugurata una nuova ala, che significherà un maggiore carico di lavoro per tutti i dipendenti addetti alle pulizie. Ma se già ora a causa dei tagli è difficile riuscire a garantire la qualità del servizio, come si potrà far fronte a una mole di lavoro superiore a quella attuale?”.