A più di quattro mesi dai tumulti londinesi, è polemica nel Regno Unito per l’ultima, eclatante proposta. La polizia dovrebbe essere messa in grado di sparare a vista vandali e manifestanti, in caso di futuri – e molto probabili – disordini. I “riots” di agosto hanno causato cinque morti e 300 poliziotti feriti. Oltre 2.500 attività commerciali furono distrutte, insieme a 230 abitazioni private. E ora, appunto, la raccomandazione dell’HMIC (Her Majesty’s Inspectorate of Constabulary), una sorta di commissione interna alle forze di polizia del Regno Unito: gli agenti così presto potrebbero essere autorizzati a sparare con proiettili di plastica e con cannoni ad acqua. Strumenti usati nell’Irlanda del Nord già dagli anni Settanta e che ora sbarcherebbero anche in Inghilterra.

Ma è bastata la notizia – inclusa in un report dell’HMIC che evidenziava tutte le carenze e le lacune dell’approccio delle forze dell’ordine durante i tumulti – a far scoppiare le polemiche, soprattutto sui giornali. Independent e London Evening Standard i più contrari, con quest’ultimo che è arrivato a intitolare un editoriale “La polizia non ha bisogno di ulteriori armi”. E anche il mondo civile si mobilita. Clifford Stott e Stephen Reicher – professori universitari e autori di un libro sui disordini che ciclicamente imperversano in Gran Bretagna – in un’intervista televisiva si sono scagliati contro la proposta: “Questa idea della necessità di maggiore forza non tiene conto di un fatto. I disordini di agosto sono stati causati da un eccesso di polizia, non da una mancanza. I riots sono scoppiati a Tottenham per un rapporto antagonistico fra la popolazione di colore e la polizia, scoppiato ben prima che Mark Duggan (il ragazzo ucciso dalla polizia durante un inseguimento, scintilla di tutti i tumulti, ndr) venisse ucciso. L’uso della forza raramente migliora le cose”.

I proiettili di plastica furono inventati proprio nel Regno Unito per sostituire quelli di gomma, considerati troppo pericolosi. Eppure, dagli anni Settanta a oggi, si calcola che queste munizioni abbiano comunque causato almeno 17 morti e centinaia di feriti gravi. Dal 1973 al 1981, oltre 42mila proiettili di plastica furono sparati nell’Irlanda del Nord. Esistono delle linee-guida per i poliziotti: mai indirizzare l’arma all’altezza della testa o del petto, ma spesso non è avvenuto così. Fra i 17 morti causati dai proiettili di gomma negli ultimi quattro decenni, nove erano bambini. Oltre ai morti, non si contano arti fratturati, gravi contusioni e persino qualche caso di coma. Ma nella storia recente i proiettili di plastica sono stati usati più e più volte: in Venezuela contro le proteste studentesche del 2010, dagli israeliani, dagli americani in Iraq, per esempio. Ogni proiettile pesa 130 grammi: sufficienti a lasciare stordita per ore, per terra, una persona colpita.

Ora le polemiche: da una parte i sindacati della polizia, favorevoli, dall’altra le associazioni per i diritti civili, come Relatives for Justice o Peace Strike. Quest’ultima ha anche avviato una petizione contro l’uso dei proiettili di plastica. “Non accetteremo mai una restrizione delle nostre libertà – si legge sul sito di Peace Strike – dobbiamo difendere i valori del Regno Unito e non permetteremo ulteriori feriti o morti”. Ma sui siti dei conservatori, così come sui tabloid di destra, è un inno all’uso della forza da parte della polizia. E non si parla solo delle famigerate munizioni, ma anche di potenti cannoni ad acqua, anche questi usati a Belfast e dintorni negli anni caldi dell’Irlanda del Nord. Ogni cannone costa un milione e 200mila sterline. Un costo che – anche in tempi di crisi e di tagli alle spese delle forze dell’ordine voluti proprio dal governo Cameron – in molti sarebbero ben felici di sostenere. Un lettore del London Evening Standard faceva notare come, inoltre, questi strumenti siano in grado di spegnere anche i piccoli incendi che spesso fanno da contorno ai tumulti a suon di bombe molotov. Non in grado, tuttavia, di spegnere le polemiche che divampano sempre di più.

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