A volte sono preda di impulsi irrefrenabili tipici del bieco profittatore, vampate inebrianti da capitalista sfrenato. Non è colpa mia. Succede quando leggo quegli articoli e quei commenti sull’Italia dove da 30 o 40 anni si pratica il neoliberismo, anzi l’iperliberismo selvaggio. Al pensiero di questo nirvana del laissez-faire i miei spiriti animali si scatenano. Normalmente un barlume di lucidità sopravvive e mi catapulto ai corsi per “Iperliberisti Anonimi” dove, tra i poster di Che Guevara e i discorsi di Vendola ai congressi della Fgci, riacquisto l’equilibro declamando odi a Ceausescu in rumeno arcaico.
Un giorno ferale però collassai. Mi venne voglia di aprire una fabbrica, uno di quei luoghi esotici dove quelli che salgono sulle gru agognerebbero lavorare. Mi misi in contatto con la rete clandestina di NoisefromAmerika e incontrai un nemico del popolo in carne ed ossa, Marco Esposito. Lui mi spiegò come dare sfogo ai miei impulsi peggiori. La storia completa potete leggerla qui.
Scoprii che nell’Eden dell’iperliberismo tutto si ottiene con impressionante semplicità per gli sfruttatori. Soprattuto se hai un’idea innovativa puoi farti beffe di lacci e lacciuoli. Per il brevetto è una passeggiata in tre semplici mosse:
a) incaricare una società specializzata per vedere se esistono brevetti simili (è compito della Camera di Commercio, ma se ne infischiano, mica possono piegarsi ai diktat degli iperliberisti e fare qualcosa di utile);
b) compilare il Mod. O e i fogli aggiuntivi;
c) inserire i disegni, la descrizione e spiegare l’innovazione a un parterre di burocrati.
L’Ufficio Brevetti consiglia di rivolgersi a un consulente, che prende fra i 5.000 e i 10.000 € per fare il lavoro dell’Ufficio Brevetti (anzi te lo suggeriscono loro stessi un “consulente fidato”, altrimenti il brevetto te lo scordi). Se tutto va bene con appena 18 mesi e un salasso indebito di 10.000 € sei a posto. Ora puoi chiedere i soldi al nonno (la banca iperliberista ti ride in faccia), che essendo baby pensionato da 30 anni ha potuto lavorare in nero e accumulare un gruzzoletto.
Poi ristrutturi un capannone e foraggi un notaio (appena 2.500 € per avere la fotocopia di un vecchio statuto e un atto costitutivo con i nomi cambiati). Quindi affidi la ristrutturazione a un’azienda edile, che si dovrà attenere a qualche piccola regola (ovviamente iperliberista):
– organigramma aziendale con relative mansioni ed eventuali deleghe;
– valutazione dei rischi ex art.4 c.2 D.Lgs 626/94 – art 17-28 D.Lgs 81/08 – autocertificazione art. 29 c.5 D.Lgs 81/08;
– valutazione del rischio rumore art. 190 D.Lgs 81/08 – vibrazioni art. 102 D.Lgs 81/08;
– valutazione del rischio chimico art. 223 D.Lgs 81/08;
– valutazione del rischio cancerogeno art 236 D.Lgs 81/08;
– valutazione del rischio biologico art. 271 D.Lgs 81/08;
– piano Operativo di Sicurezza art. 96 lett. g D.Lgs 81/08;
– Piano di Sicurezza e Coordinamento art. 100 D.Lgs 81/08;
– Pimus (Piano di uso, montaggio e smontaggio dei ponteggi) art. 134 all. XXIII D.Lgs 81/08;
– notifica preliminare art. 99 D.Lgs 81/08;
– nomina di:
i) Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione ai sensi art. 17 lett. b D.Lgs 81/08;
ii) Addetti all’emergenza, al pronto soccorso, alla prevenzione incendi art. 18 e 1 lett. B D.Lgs 81/08;
iii) Medico Competente art. 18 c.l lett. a D.Lgs 81/08;
iv) Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza art. 47 c.2 D.Lgs 81/08;
– Certificato Prevenzione Incendi;
– denuncia di installazione dispositivi di messa a terra e scariche atmosferiche ai sensi del D.P.R. 462/01;
– autorizzazione in deroga art. 65 D.Lgs 81/0;
– comunicazione degli infortuni (Inail – Ipsema) art. t 8 c. 1 lett. r;
Una deregulation talmente sfacciata non si era mai vista. Tutti questi provvedimenti sono ignominiosamente iperliberisti al punto che le fabbriche ormai spuntano con intensità prorompente, soprattutto al Sud. Finita la ristrutturazione (interna, per evitare la licenza edilizia, altrimenti senza ungere le ruote non apri nemmeno una cuccia per cani) inizi la produzione. Se hai bisogno di 14 operai, un impiegato amministrativo e una segretaria, si applicano tutte le norme dell’iperliberista Statuto dei Lavoratori, e comunque ti puoi deliziare con l’ultraliberista D.L. N° 81/08 sulla sicurezza; poi, se sei fortunato, dopo aver formato a tue spese gli operai, puoi anche aprire, a meno che l’Asl non bocci il tuo piano sulla sicurezza, a suo insindicabile giudizio, secondo i dettami dell’iperliberismo.
Fra stipendi, contributi, fitti, energia, ammortamenti, spese di avviamento, primo periodo e costituzione delle scorte di magazzino i primi due anni sei in perdita. A quel punto arriva la Guardia di Finanza ed è l’apoteosi dell’iperliberismo. Formalmente è tutto a posto, non hai chiesto il rimborso Iva sui macchinari e ti sei giocato l’esborso finanziario sui contributi, ma… hai chiuso in perdita, perché hai speso molto per la ristrutturazione e ti sei attribuito un compenso lordo di € 2.500,00 al mese.
La spesa non è sembrata congrua quindi arriva una bella multa, così ti passa la voglia di chiudere in perdita, perché è il sub-Comandante iperliberista Befera che in Italia decide se e quanto un imprenditore deve guadagnare. Non esistono parametri per decidere la congruità. L’Agenzia delle Entrate, che deve ottemperare ai target di recupero dell’evasione stabiliti (in segreto) a Roma, ti redarguisce iperliberisticamente: “Ma quale perdita, tu hai fatto utili perchè gli ammortamenti anticipati non te li voglio riconoscere, e poi secondo me tu dovresti prendere 1.500,00 € mensili, quindi hai detratto € 12.000,00 illegalmete. Ma visto che siamo in uno stato iperliberista dammi 100.000 € per farla finita altrimenti ti blocco il conto in banca e ti segnalo alla Centrale dei Rischi, così fallisci. Comunque se ti opponi paghi il 30% di quanto ho accertato (secondo il mio imprescrutabile criterio) in contanti senza fiatare e senza nemmeno vedere un giudice con il cannocchiale. Poi se hai ragione – vedremo fra 20 anni – dopo aver pagato una fortuna al commercialista (mica è un caso che Tremonti e Befera vadano d’amore e d’accordo) – non ti restituisco niente”.
Per disintossicarmi dalla libidine iperliberista questa volta mi sono trasferito in un paese comunista, il Vietnam, dove ho assunto tanti compagni operai e produco bellissime gru e ponteggi da esportare in Italia, complete di cuccette e bagni.