Un’affollata conferenza stampa fatta da giornalisti in larga parte ciechi o quanto meno distratti. Al punto da non vedere che alle spalle del leader maximo dei camionisti catanesi in rivolta, occhieggiava compiaciuto un giovanotto di bell’aspetto. Era da poco tornato in città quel giovanotto, dopo essere stato ospitato dalle patrie galere con l’accusa di aver creato, in combutta con alcuni esponenti dei casalesi, una rete criminale che controllava la commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli nel sud Italia. E’ stato liberato grazie ad un provvedimento del Tribunale del Riesame.
Il giovanotto ha un cognome importante, si chiama Ercolano, Enzo Ercolano, ed è figlio del capomafia Giuseppe Ercolano, ma è anche nipote di Benedetto Santapaola, il capo indiscusso della famiglia catanese di cosa nostra. Suo fratello Aldo sta al 41 bis, condannato tra l’altro per l’assassinio di Giuseppe Fava. Nessuno, vedendo la sua faccia alla conferenza stampa accanto al leader dei camionisti, ha avuto nulla da ridire. Sul quotidiano unico cittadino neppura una riga su quell’ingombrante presenza, sulle emittenti catanesi, controllate anch’esse come il quotidiano da Ciancio, neanche un minimo accenno. Se ne è accorto invece Antonio Condorelli, che ha realizzato un breve reportage per la pagina di Report su Corriere.it.
Ma neppure la diffusione della notizia ha suscitato la benché minima reazione. Tacciono le forze politiche, tacciono le associazioni della società civile, tacciono i professori dell’antimafia militante. Tutti zitti come se fosse cosa normale.
Lo stesso silenzio che si è registrato quando Vittorio Feltri e Irene Pivetti diedero alle stampe un patinato inserto de Il Giornale, nel quale si indicava tra l’altro come modello per imprenditoria siciliana, il cugino del signor Enzo: il giovane amministratore delegato della Sud Trasporti, Angelo Ercolano. Angelo è incensurato, ma è cugino e nipote di personaggi del calibro di Pippo, Aldo ed Enzo Ercolano. Nessuno ebbe nulla da ridire quando il giovane imprenditore incensurato, ma imparentato con l’aristocrazia mafiosa catanese, divenne prima presidente provinciale della Fai e poi vice presidente regionale della stessa organizzazione. Angelo è prudente sulla protesta lascia il ruolo di Masaniello al cugino e parla sulle colonne del giornale di Ciancio come un leader imprenditoriale.
Nessuno ha mai aperto bocca neppure per criticare la scelta di affidare la gestione dell’area di sosta dell’interporto di Catania a Giuseppe Richichi, il leader di bisonte selvaggio che ha bloccato la Sicilia per una settimana. U’ Zu’ Pippu – lo chiamano così in segno di rispetto i suoi fedeli – gestisce, tramite la sua associazione, una struttura pubblica costata milioni di euro e ne ha fatto il suo quartier generale. Da notare che nel comitato etico dell’interporto figurano nomi di spicco, come quello dell’ex sindaco di Catania e senatore del Pdl, Guido Ziccone e quello della presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro. Neanche loro hanno avuto nulla da obiettare.