L'ex presidente della Repubblica, poi senatore a vita, si è spento nella notte a Roma. Aveva 93 anni. Era entrato in politica nella Democrazia Cristiana, dopo aver lasciato la toga da magistrato, nel 1946 fu nominato all'Assemblea costituente. Nel 1992 diventa Capo dello Stato, subito dopo la strage di Capaci. I funerali saranno svolti in forma privata domani nella Capitale
Scalfaro è stato Capo dello Stato in uno dei periodi più tumultuosi della storia della Repubblica. Eletto nel 1992, subito dopo la strage di Capaci, in cui a Palermo vennero uccisi i giudici Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e gli agenti della scorta.
Capaci e la mafia da una parte, si trovò a gestire un periodo in cui la bufera Tangentopoli fece scomparire in un soffio i partiti cosiddetti tradizionali, come la Dc, di cui Scalfaro era da sempre militante, e il Partito socialista di Bettino Craxi.
Nel contempo si verifica anche una inquietante perdita della capacità di acquisto della moneta, con evidenti ripercussioni di carattere generale. Si sforza in ogni circostanza di rincuorare il Paese e di rassicurare gli osservatori internazionali sulla saldezza delle istituzioni italiane. E’ anche frutto di questa azione se la lira, nonostante le previsioni negative di molti, giunge all’approdo nell’Euro. Durante questi “sette anni drammatici”, come li definisce la stampa, Scalfaro difende costantemente i valori fondanti della Repubblica contenuti nella prima parte della Carta Costituzionale, auspicando che ogni possibile modifica della seconda parte della Costituzione avvenga a larga maggioranza con il concorso delle forze politiche sia di governo che di opposizione. Così per la legge elettorale. Anche sul piano internazionale è intensa la sua attività. Numerose sono le visite di Stato da lui compiute sia in Paesi ove mai in precedenza erano state effettuate sia in quelli ove è consistente la presenza italiana in termini di comunità e di relazioni economiche. Un altro tema da lui ritenuto “doloroso”, sul quale si è incentrata costantemente l’azione di stimolo di Scalfaro, durante il suo settennato, è stato quello dell’emergenza-lavoro con particolare riguardo all’occupazione giovanile e al Mezzogiorno.
Celebre il suo discorso in tv del 3 novembre 1993 quando a reti unificate parlò di “gioco al massacro” di chi allora provava a delegittimare le cariche istituzionali, lui compreso, con l’esplosione dello scandalo dei fondi neri Sisde. “Una rappresaglia dei partiti spazzati via da Tangentopoli”. Lì pronunciò la famosa frase “Io non ci sto!” (video).
Sempre nel 1993 assistette alla discesa in campo dell’imprenditore Silvio Berlusconi e la nascita di Forza Italia, fino alla vittoria alle elezioni del 1994.
Con Berlusconi non si amavano né stimavano. E nel 1995 ci fu una violenta campagna all’epoca del cosiddetto ribaltone della Lega, prima alleata e poi avversaria di Berlusconi. A Scalfaro venne contestata la nomina di un governo tecnico che portò alle elezioni.
Scalfaro, uomo con la fama di duro, cattolico integerrimo, portò a compimento il settennato senza non poche difficoltà, e non ha mai smesso di polemizzare con Berlusconi, anche presidente emerito della Repubblica. Quando fu il momento di sostenere il governo Prodi, da senatore a vita, non fece mai mancare un voto al Professore bolognese, tanto da inasprire ulteriormente la polemica con Berlusconi. E proprio nel 2001 non votò la fiducia al governo Berlusconi (vedi intervista a Il Fatto di Enzo Biagi).
Si laureò in Giurisprudenza nel 1941 all’Università Cattolica del Sacro Cuore ed entrò in magistratura nel 1943. Il 26 dicembre 1943 sposò a Novara Maria Anna Inzitari (1924-1944), dalla quale ebbe una figlia, Marianna Giannarosa.
Immediato il ricordo del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che ha dichiarato come Scalfaro sia stato un “esempio di coerenza e integrità”. Per Papa Benedetto XVI, Oscar Luigi Scalfaro “è stato un illustre uomo cattolico di Stato che si adoperò per la promozione del bene comune e dei perenni valori etico-religiosi cristiani propri della tradizione storica e civile dell’Italia”.
Nella sua ultima intervista rilasciata a Youdem.tv aveva esortato i giovani a “non arrendersi mai” e aveva aggiunto: “Dobbiamo essere noi stessi nella democrazia, nella libertà”.
I funerali del Presidente Emerito della Repubblica Scalfaro avranno luogo in forma privata domani 30 gennaio 2012 alle ore 14.00 nella chiesa di Santa Maria in Trastevere a Roma. La salma verrà poi tumulata martedì prossimo nel cimitero di Cameri, un piccolo centro del Novarese, dove si trova la tomba di famiglia.
Il saluto al Presidente Emerito – si legge in una nota – potrà essere reso nella chiesa di Sant’Egidio, sita nella piazza omonima, nella stessa giornata di domani 30 gennaio dalle ore 10.30 alle ore 13.30.
L’omaggio a Oscar Luigi Scalfaro alla camera ardente a Roma