Adro ha fatto scuola. Anche a Somma Lombardo, in provincia di Varese, l’amministrazione comunale ha deciso di tagliare la mensa scolastica alle famiglie morose. Una storia già sentita, che in tempi di vacche magre rischia di diventare una costante. Le casse dei comuni sono infatti sempre più in difficoltà e chi si trova a dover fare i conti taglia dove può, anche sui pasti dei bambini. Così a Somma Lombardo (paese di 18 mila abitanti a guida Pdl-Lega) nei giorni scorsi l’amministrazione comunale ha deciso di negare, a partire dal 1 febbraio, il servizio di refezione scolastica ai bambini di elementari e medie i cui genitori non avranno pagato il dovuto.
“Non avrei mai voluto compiere questo passo, l’ho sempre considerato l’ultima spiaggia – ha commentato l’assessore Renato Leoni al quotidiano La Provincia di Varese -. Sono stato costretto da chi continua a non pagare un servizio che sceglie. Credo non sia giusto approfittarsi del Comune e di chi paga invece regolarmente. Il periodo è duro per tutti e ho sempre dichiarato la disponibilità dei nostri uffici ad andare incontro alle esigenze delle famiglie. Sono stati concessi pagamenti dilazionati a chi l’ha chiesto. Ma non si ammettono più furberie. Anche chi paga regolarmente 4,70 euro al giorno, potrebbe essere in una condizione di fatica e sacrificio. Perché un altro dovrebbe non pagare, se non ha un buon motivo?”.
Ogni mese la scuola controllerà lo stato dei pagamenti e chi non è in regola resterà fuori dalla porta e dovrà tornare a mangiare a casa. Dal trattamento sono esclusi i bambini della materna, dove l’orario della mensa è parte integrante del tempo scuola, ma anche in questo caso sono in arrivo solleciti e richieste di regolarizzazione. Nel caso di Somma Lombardo, nel solo anno scolastico 2010/2011 l’arretrato per il servizio mensa non pagato ammontava a 20 mila euro, cifra che è salita a 40 mila nei primi mesi di questo nuovo anno scolastico.
Ma non si tratta di un episodio isolato. Dall’inizio di questo anno scolastico anche il comune di Como (guidato da un’amministrazione Pdl e Lega) ha operato un giro di vite sul servizio mensa quando mancavano all’appello circa 150 mila euro, chiudendo le porte ai bambini che non risultano in regola con i pagamenti (300 su un totale di 4000 utenti del servizio). Prima lo avevano fatto già altri, come Gerenzano in provincia di Varese o Savona (a guida Pd).
Ad inaugurare l’usanza era stato nel 2010 il comune di Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza, dove nove bambini erano stati lasciati letteralmente a pane e acqua perché “inadempienti” (ovvero i genitori non avevano pagato la retta della mensa). Subito dopo è arrivato il caso di Adro (Brescia), tornato d’attualità in questi giorni, dopo le parole del sindaco Oscar Lancini, che si è scagliato contro il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, reo di aver concesso un’onorificenza ad un cittadino adrense che intervenne per ripianare il debito delle famiglie morose.
Tra i tanti che fanno cadere le colpe dei padri sui figli, c’è anche chi, come il comune di Concorrezzo (Monza e Brianza), di fronte al medesimo problema ha scelto una strategia diversa. Linea dura sì, ma contro i veri morosi, senza sospendere l’erogazione del servizio ai bambini. Ovvero, i piccoli utenti della mensa potranno continuare a mangiare, ma per recuperare i 50 mila euro di buco maturato sul servizio, il Comune ha annunciato che ricorrerà a tutti i mezzi a propria disposizione, fino a mettere le ganasce alle auto dei “furbi” che non pagano la retta.