La notizia più attesa stasera dal discorso (a reti unficate, si diceva un tempo…) di Nicolas Sarkozy non è arrivata: a meno di tre mesi dal primo turno delle presidenziali non ha voluto ufficializzare ancora la sua candidatura. Si tratterebbe di una strategia: alimentare la suspence sulla decisione, rimandarla, sperando che, al momento opportuno, possa ridare slancio ai suoi consensi, ora in forte ribasso. Ma il Sarkozy che a partire dalle 20:10, in diretta tv dall’Eliseo, fra stucchi dorati e tendaggi rosso carminio, ha parlato ai francesi, era chiaramente già in corsa per restare nella poltrona che occupa da cinque anni. «Sono il presidente della quinta potenza economica del mondo – ha assicurato -. Non voglio che questo Paese abbia un presidente candidato alle elezioni per mesi e mesi».
In quella che doveva essere un’intervista (presenti quattro giornalisti teoriche vedette della tv privata e pubblica del suo Paese), ma che si è trasformata in una sorta di antiquato comizio, interrotto da domande con scarsa aggressività, Sarkozy ha presentato alcune nuove misure che dovrebbero sostenere l’economia francese, in una fase di gravi difficoltà. E che il presidente spera di applicare al più presto. La Francia ha perso 500mila posti di lavoro nell’industria negli ultimi dieci anni? Ha visto tanti settori del manifatturiero andare incontro a un triste smantellamento di fabbriche? La sua ricetta «magica» è ridurre i contributi sociali (ma solo quelli pagati dagli imprenditori, non dai lavoratori) per alleggerire il costo del lavoro, ottenendo i 13 miliardi di euro di finanziamenti mancanti principalmente con un aumento dell’Iva di 1,6 punti percentuali (così da arrivare a un’aliquota del 21,6%). E’ una misura che in Francia sta scatenando forti polemiche, perché avrà riflessi particolarmente negativi sui ceti sociali meno abbienti.
Per giustificarsi, Sarkozy ha ricordato che «la Francia vive del suo sangue industriale. E bisogna fermare questa emorragia di posti di lavoro». Il tono del discorso è stato a suo modo molto simile a quello pronunciato esattamente una settimana fa da François Hollande, il candidato socialista alle presidenziali, attualmente in vantaggio rispetto a Sarkozy (almeno di 4-5 punti percentuali, come indicato dagli ultimi sondaggi). Il presidente ha annunciato la creazione di una «banca dell’industria» a vantaggio delle piccole e medie imprese, con la dotazione di un miliardo di euro. Un progetto affine è stato presentato da Hollande, che, a sorpresa, una vera novità per il partito socialista francese, sta impostando la sua campagna dando ampio spazio ai problemi delle imprese più piccole, tradizionalmente marginalizzate in Francia rispetto ai colossi del’industria nazionale. Infine, sempre per migliorare la compettività delle aziende, Sarkozy ha annunciato «la fine delle 35 ore lavorative alla settimana», ai tempi una delle «vittorie» della sinistra francese. Le imprese dovranno negoziare singolarmente sulla questione. Ma una legge imporrà una soluzione, se questa non sarà trovata mediante il negoziato aziendale.
Quanto al problema della casa, Sarkozy ha ricordato che «la Francia è l’unico Paese del mondo nel quale, al momento di una crisi economica, le quotazioni immobilari non calano, né gli affitti. E’ il segno di una carenza di alloggi, di offerta». Anche qui ha messo sul tavolo una misura ad hoc: la possibilità si accrescere del 30% la possibilità di costruire sui terreni o sugli immobili già esistenti, mediante nuovi permessi di costruzione. Una novità che sarà difficile da applicare nelle realtà dove i problemi abitativi sono maggiori, Parigi in primis.
Durante la sua intervista-discorso, lo spettro di Hollande è sempre stato presente. Sarkozy ha detto che «bisogna essere precisi». E ha messo in avanti il suo realismo alludendo alle promesse infondate degli altri. Si è anche giustificato della situazione attuale con la crisi finaziaria scoppiata nell’agosto scorso. A questo proposito ci ha tenuto a ricordare quanto siano «forti e giuste» le misure prese in Italia da Mario Monti.
Bisogna ora vedere quali saranno gli effetti dell’intervento di stasera sui sondaggi dei prossimi giorni. Oltre alla corsa dietro a Hollande, il favorito da quando si è concretizzata la sua candidatura, nello scorso ottobre, resta la sfida con Marine Le Pen, la zarina dell’estrema destra, che lo segue a ruota, a una distanza di 2-3 punti percentuali. Ma stasera Sarkozy aveva in mente soprattutto il candidato socialista. Mostrandosi ragionevole, pragmatico. Quello che ha la situazione sotto controllo. Apparentemente affidabile. Non è sicuro che funzioni.