Domanda non eccezionale, ma rendimenti in calo: il collocamento dei titoli di Stato segna un altro passaggio positivo in vista di un allentamento della crisi del debito. Ma l'attesa è tutta per i risultati del vertice Ue di questo pomeriggio. Lo spread resta attorno ai 430 punti
Buona domanda complessiva, rendimenti in calo su tutte le scadenze. Si conclude positivamente l’asta odierna sui titoli italiani a lungo termine, evidenziando, come era lecito aspettarsi, la conferma di quell’inversione di tendenza in atto ormai da qualche tempo grazie alla rinnovata fiducia degli operatori e, aspetto decisivo, alla significativa disponibilità di denaro a basso costo di marca Bce. Un buon modo di iniziare il giorno più lungo delle ultime settimane che, in un contesto di mercato comunque interlocutorio, culminerà questo pomeriggio con il tesissimo vertice europeo dedicato ovviamente a Grecia, patto fiscale e fondo salva Stati. I tre argomenti chiave del destino stesso dell’area euro.
Ma torniamo alle vicende di casa nostra. Ricapitolando, l’Italia ha collocato oggi 3,574 miliardi di euro di titoli a quinquennali con un rendimento medio del 5.39% ampiamente inferiore al 6,47% registrato nell’ultima asta del 14 dicembre. In calo, sebbene lieve, la domanda complessiva, con il rapporto domanda/offerta (Bid to cover) che si attesta a 1,297 contro il precedente 1,42. Bene i titoli ad aprile 2016 , piazzati con un rapporto dell’1,42 e con un tasso in netta discesa (4,79% contro il 6,47% precedente) mentre meno soddisfacente è stato il collocamento di 1,1 miliardi di titoli a nove anni (marzo 2021) con un tasso del 5,74% rispetto al 4,73 dell’ultima asta un Bid dell’1,45. Tutto bene, infine, con l’osservato speciale di giornata, il Btp decennale che cede 90 punti base nel suo rendimento dall’ultima volta: 6,077% contro il 6,98% della fine di dicembre (e rapporto di 1,416).
Il risultato resta comunque inferiore, anche se non di molto, rispetto al riferimento degli scambi odierni. Il decennale italiano rende sul mercato secondario circa il 6,18% mentre lo spread con il Bund viaggia, nel primo pomeriggio, attorno a quota 430 punti. A pesare sulla crescita del differenziale, che pochi giorni fa aveva varcato al ribasso soglia 400, sono presumibilmente le incertezze relative al vertice europeo di oggi, i cui risultati saranno resi noti non prima delle 19. Il clima generale condiziona anche le borse del Vecchio continente, tutte in negativo.
L’esito odierno del collocamento, in ogni caso, conferma il trend delle ultime settimane con un calo ormai deciso dei rendimenti del comparto sovrano. La spiegazione consolidata fa riferimento al forte aumento degli investimenti delle banche nel settore delle obbligazioni statali, dove converge una parte importante di quei 500 miliardi circa sbloccati dalla Bce ad un tasso dell’1%. Sempre dalla medesima massa di liquidità, sono partiti al tempo stesso nuovi investimenti sul comparto delle stesse obbligazioni bancarie. Un vero e proprio buyback iper redditizio, per altro, utile comunque a ridare ossigeno al settore e alla sua credibilità. Secondo quanto riportato oggi dal Financial Times, l’indice Markit’s iTraxx Senior European Financials, una sorta di media ragionata del prezzo dei Credit default swaps sulle principali banche europee, si colloca ora a 215 punti base contro i 340 di novembre, vale a dire che assicurare un credito con i maggiori istituti di credito della regione costa oggi mediamente 1,25 punti percentuali in meno. Un segnale inequivocabile della sostanziale riduzione di un rischio default da parte di questi ultimi.