Cambio in corsa per il salvataggio della Fonsai di Salvatore Ligresti da parte di Unipol. Dopo un week end concitato di riunioni, e soprattutto dopo l’intervento della Consob che ha fatto sapere che non avrebbe dato via libera alla prima versione dell’operazione, è arrivata la marcia indietro di Mediobanca e Unicredit, veri registi dell’affare.

La novità sostanziale è che la famiglia Ligresti non riceverà la buonuscita di 70 milioni di euro in cambio della vendita del suo 51 per cento della holding Premafin. Una buonuscita che aveva sollevato le proteste del mercato, perché concedeva un premio enorme, pagato da Unipol, a chi aveva portato Fonsai sull’orlo del tracollo.

Il nuovo schema dell’operazione prevede invece che la compagnia di assicurazioni controllata dalla Lega delle cooperative prenda il controllo di Premafin con un aumento di capitale riservato di 400 milioni. I Ligresti non incasseranno nulla e vedranno diluirsi la loro quota nella holding fino a circa il 10 per cento. In un secondo tempo Fonsai lancerà un aumento di capitale da 1,1 miliardi a cui parteciperà anche Premafin. Anche Unipol dovrà rafforzarsi chiedendo ai suoi soci, in primo luogo alle coop, 1,1 miliardi. Una volta completati questi due aumenti, si realizzerà la fusione a quattro tra Fonsai, Unipol, Milano assicurazioni (oggi controllata da Fonsai) e Premafin.

Questa, in breve, la nuova versione del piano, a cui dovrebbe presto arrivare il semaforo verde della Consob. Salvo improbabili sorprese non ci sarà quindi l’offerta pubblica d’acquisto (Opa) di Unipol su Fonsai, che avrebbe consentito ai piccoli azionisti di scegliere se partecipare all’operazione oppure sfilarsi vendendo i loro titoli. La compagnia dei Ligresti, che ha perso 1,1 miliardi nel 2011, è a rischio crac e deve trovare al più presto un socio che porti nuovi capitali. E in casi come questi la legge prevede che il cambio di proprietà possa avvenire senza Opa. Per arrivare al traguardo della fusione a quattro occorreranno alcuni mesi. Il sipario su questa controversa operazione dovrebbe quindi calare non prima della fine dell’anno.

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