Leggere il bel pezzo di Paolo Ferrero sul blog del Fatto.it mi ha fatto capire come fosse il momento di gettare la maschera. Ebbene sì, lo scrivente è un pericoloso attivista NoTav. Da tempo sono consulente gratuito della Comunità Montana Valle di Susa e Valsangone per i problemi ambientali legati al progetto di Ferrovia Alta Velocità / Alta Capacità fra Torino e Lione. In tempi poco sospetti, anni fa, ultimai il mio Rapporto che riguardava in particolare il problema della presenza di Uranio nelle mineralizzazioni attraversate dal tunnel proposto dal Progetto. Ritorneremo sulle questioni dell’Alta Velocità molte volte, temo, e ne esploreremo i dettagli e i risvolti sin nelle sue pieghe più profonde e ripugnanti. Dovremo smontare una ad una tutte le varie approssimazioni sulle quali si regge l’opinione, magari legittimamente disinformata, di molti italiani in buona fede, positivamente prevenuti nei confronti delle facce assolutamente rispettabili e bipartisan che dichiarano la Tav obiettivo strategico nazionale. Va da sé che molti di loro erano anche degli irriducibili innamorati del Ponte sullo Stretto di Messina, ora velocemente passato da Opera Strategica Irrinunciabile ad anticaglia e curiosità dello stupidario storico italiano.

Sono però un supposto esperto in energetica, e allora inizierei ad occuparmi proprio di questo. Una delle principali giustificazioni “ecologiste” dell’Alta Velocità , sarebbe la scelta di trasferire merci e passeggeri dalla strada alla rotaia, con una riduzione di emissioni climalteranti e inquinanti associata al risparmio energetico ottenibile dal mezzo ferroviario rispetto a quello su gomma azionato da motore termico.

Ce ne siamo occupati in un Congresso al Politecnico di Torino, il 6 ottobre 2011, i cui atti – disponibili in rete – verranno fra breve pubblicati in un numero speciale di MD, la Rivista scientifica dell’Associazione Medicina Democratica. I dati che citerò sono tutti inclusi nelle relazioni di quel giorno, in particolare in quelle di Luca Mercalli ed Angelo Tartaglia.

La supposta virtuosità del treno non è sempre vera, e dipende fortemente dall’investimento di energia utilizzata per la costruzione dell’infrastruttura, comprensiva di quella inglobata nei materiali e di quella necessaria alla gestione e manutenzione. Nel caso di un progetto pervaso da ingiustificato gigantismo infrastrutturale come la linea Torino-Lione, si rischia che la cura sia peggiore del male, e si richiede comunque un’accurata analisi del ciclo di vita dell’opera.

Il trasporto ferroviario, pur meno versatile di quello stradale, inquina meno. Ma ciò è vero solo se si utilizza e/o si migliora una rete esistente. Se invece si progetta un’opera colossale, con oltre 70 chilometri di gallerie, dieci anni di cantiere, decine di migliaia di viaggi di camion, materiali di scavo da smaltire, talpe perforatrici, migliaia di tonnellate di ferro e calcestruzzo, oltre all’energia necessaria per farla poi funzionare, si scopre che il consumo di materie prime ed energia, nonché relative emissioni, è così elevato da vanificare l’ipotetico guadagno del parziale trasferimento merci da gomma a rotaia. I calcoli sono stati fatti dall’Università di Siena e dall’Università della California.

Per quanto riguarda il trasporto passeggeri, possiamo valutare l’energia globale spesa per trasportare un passeggero per un chilometro, espressa in unità MegaJoule (MJ/p-km). L’Autobus ha il minor impatto ambientale in assoluto, con 0.33 MJ/p-km. L’auto con una persona a bordo è invece la peggiore soluzione, con 1.87 MJ/p-km. Mentre il treno classico mostra rispetto all’auto un consumo di energia globale pari alla metà (fra 0.62 e 0.77 MJ/p-km, a seconda dell’utilizzo), la Tav mostra consumi doppi rispetto al treno e paragonabili alle auto (fra 1.02 e 1.44 MJ/p-km). Questo significa che se un Tav dovesse trasportare meno di 300 persone, diventerebbe più energivoro di un’auto con 2 persone a bordo.

Per il trasporto merci, la miglior soluzione dal punto di vista energetico e quindi anche di emissioni inquinanti globali è rappresentata dai Camion (1.25 MJ/p-km). Il treno mostra consumi che possono variare a seconda se viaggi a pieno carico o semi vuoto (1.79-2.5 MJ/p-km); Il Tav mostra consumi che vanno invece dal doppio al triplo dei Camion (2.17 – 3.09 MJ/p-km).

So che questi discorsi di energetica possono risultare ostici, aggiungo allora un dato più concreto: sull’autostrada del Frejus transitano circa 3000 Tir al giorno. Il cantiere Tav aggiungerebbe oltre 2300 passaggi al giorno di camion, a fronte di un beneficio futuro che abbiamo visto difficile da valutare e non conveniente.

Molti dicono – e lo dicono da 20 anni – che senza il Tav saremo tagliati fuori dall’Europa. A parte che ultimamente non mi pare che dall’Europa ci giunga molto di buono, un risultato concreto il Tav lo otterrebbe subito: allontanarci ulteriormente dal Protocollo di Kyoto.

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