Lucas Papademos ha ottenuto dai tre partiti che appoggiano il governo il sostegno totale sui difficili negoziati in corso con Ue e Fmi, ma Berlino chiede un totale controllo delle politiche fiscali e di bilancio di Atene. In discussione a Bruxelles anche un'ulteriore stretta del Fiscal compact
La Grecia, sempre la Grecia tiene in tensione i mercati finanziari e agita l’Europa con lo spettro delle conseguenze del suo default controllato. Le trattative per l’accordo di ristrutturazione del debito con i privati, che dovevano essere a un passo dall’accordo, sono state nuovamente sospese venerdì sera e dovrebbero riprendere oggi. “Ci aspettiamo – recita una nota dell’Institute of International Finance – di concludere la prossima settimana”. Un tira e molla che sicuramente contribuirà a riportare tensioni sugli spread in una settimana contrassegnata dal vertice europeo sul nuovo fiscal compact.
Il premier greco Lucas Papademos ha ottenuto dai tre partiti che appoggiano il governo il sostegno “totale” sui “difficili” negoziati in corso con Unione europea e Fondo monetario internazionale per un secondo pacchetto di aiuti da 130 miliardi. Questo sostegno, nel giorno del nuovo vertice dell’Ue a Bruxelles, “ci permette di negoziare nelle migliori condizioni”, ha sottolineato il primo ministro in una breve dichiarazione rilasciata al termine di una riunione con George Papandreou, leader del Partito socialista (Pasok), con il leader conservatore Antonis Samaras, e con il responsabile di Laos Georges Karatzaferis. I negoziati con i creditori “non sono facili, i nostri partner vogliono impegni e condizioni supplementari», ha ricordato Papademos, in riferimento anche alla richiesta della Germania – respinta in modo categorico da Atene – di reale commissariamento delle politiche fiscali e di bilancio di Atene. “Noi – ha assicurato Papademos – stiamo conducendo tutti insieme una dura guerra per garantire il posto del Paese in euro e nell’euro. Uniti, possiamo riuscirci”.
Un chiaro messaggio politico rivolto soprattutto a Berlino che ha avanzato una proposta di risoluzione, in vista del consiglio d’Europa, che se approvata metterebbe fine alla sovranità di qualsiasi paese appartenente all’area euro. Il portavoce del commissario agli affari economici e monetari Olli Rehn ha usato parole molto diplomatiche, ma la sostanza non cambia: “Nel contesto del nuovo programma in cooperazione con gli altri partner della troika, la Commissione stabilirà una capacità di monitoraggio sul terreno per fornire consigli e assistenza in modo da assicurare una tempestiva e piena attuazione delle riforme”. La responsabilità dell’attuazione degli interventi per il risanamento del bilancio di Atene “sta sulle loro spalle e deve restare così”, ha aggiunto Altafaj. Il portavoce di Rehn ha sottolineato che il nuovo ruolo previsto per la Commissione europea “sarà delineato in un memorandum d’intesa”. Quindi oggi al vertice di Bruxelles non ci sarà sul tavolo solo il nuovo fiscal compact ma anche l’esplicita richiesta di commissariamento di Atene.
Il vertice dovrebbe affrontare anche il delicatissimo tema del rafforzamento del fondo salva-Stati. Una possibilità sarebbe quella di far confluire nel futuro meccanismo di stabilità europea le risorse ancora inutilizzate del fondo uscente Efsf, 290 miliardi, arrivando così ad una dotazione di 790 miliardi.
Il rafforzamento del fondo salva-Stati non è ufficialmente all’ordine del giorno del vertice odierno, ma molti a Bruxelles sono convinti che questo tema non verrà completamente ignorato per essere semplicemente rinviato al summit dell’1 e 2 marzo, quando anche l’accordo sul Patto di bilancio dovrà essere formalizzato. L’apparente apertura della Germania renderebbe più facile un accordo sul fondo, che rassicurerebbe anche i mercati di fronte al continuo fuoco di fila delle agenzie di rating.
Ma la partita oggi si giocherà innanzitutto sul fiscal compact, che vede ancora aperta una delle questioni più importanti: un’ulteriore stretta sul Patto, inserendo sanzioni semi-automatiche anche per i paesi che, oltre al deficit, non dovessero centrare gli obiettivi di riduzione del debito. A premere in questa direzione c’è l’Olanda, alla guida di un fronte rigorista di cui fanno parte anche la Finlandia e l’Austria, mentre la Francia si oppone. Non è detto, in questo caso, che la Germania decida di seguire la linea degli olandesi. Tra i dossier ancora aperti la TTF, la tassa sulle transazioni finanziarie oggetto di una furiosa campagna delle lobbies finanziarie.