Nella Campania della politica ingorda di incarichi e prebende e stipendi, c’è una poltrona di lusso che resta vuota da quasi due anni e che nessuno vuole occupare. E’ la poltrona di “Rappresentante dell’opposizione” nel Consiglio regionale campano. Una figura istituzionale creata con una modifica del regolamento interno del 2005, grazie a un patto di non belligeranza tra l’allora governatore Ds Antonio Bassolino e il candidato sconfitto in quota An Italo Bocchino, che la occupò per poco tempo prima di rimangiarsi l’impegno di guidare la minoranza a Napoli per tornare a Roma a conservare lo scranno di deputato e fare il delfino di Fini.
A che serva questa figura non è chiaro, ma esiste. E avrebbe benefit interessanti: spaziosi e confortevoli uffici al quarto piano del Palazzo del Centro direzionale di Napoli, addetto stampa pagato, staff di cinque dipendenti e una indennità supplementare di carica di circa 1500 euro che si aggiungerebbero allo “stipendiuccio” netto di 10.000 euro del consigliere regionale semplice. In più, il diritto a partecipare alle sedute dei capigruppo e le luci della ribalta mediatica per chi dovrebbe incarnare la guida dell’opposizione nei confronti del presidente Pdl Stefano Caldoro, assumendone sia gli onori che gli oneri.
Ma a dispetto dell’appetibilità dell’incarico, il capo dell’opposizione, in Campania, non c’è. Il ruolo all’inizio è riservato al candidato presidente sconfitto. Ed infatti per qualche mese lo ha ricoperto Vincenzo De Luca. Che però aveva un problema: doveva optare tra i mandati incompatibili di consigliere regionale e sindaco di Salerno, e alla fine ha preferito restare nella sua città. Era il 12 luglio 2010. Da allora non è stata applicata la facoltà di eleggerne uno nuovo: nessuno è subentrato, nessuno è stato eletto, nessuno si è proposto, nessuno ha sollecitato sul serio l’avvicendamento. Il Pd si è a lungo macerato sul da farsi: far nominare l’ex sindaco di Villaricca Raffaele Topo, l’ex parlamentare socialista Umberto del Basso de Caro o concedere la scelta alle forze minori del centrosinistra? Come l’asino di Buridano che trovandosi in mezzo a un mucchio di fieno e a un otre pieno di acqua non sapendo da dove cominciare morì di fame e di sete, così il centrosinistra ha lasciato estinguere la questione della nomina del leader. Ufficialmente, per spirito di sobrietà. Ma a crederci sono davvero in pochi.