Un paio di volte l’anno persino Fabrizio Cicchitto dice la verità. Trattandosi di un vecchio piduista non lo fa mai a sua insaputa e dunque la verità vale sempre una doppia notizia: il bel gesto e il contenuto. Stavolta il contenuto è il tritacarne. Strumento con il quale la magistratura starebbe molestando il suo capo, il plurimputato Silvio B, che sta sotto processo da una ventina d’anni, domeniche comprese, e da altrettanti sventola la sua innocenza, mai conosciuto Mills, mai avuto fondi neri, mai riuscito a depilare Ruby, neppure una volta, con il famoso laser da 60 mila euro.
“Se si rimettesse in moto il tritacarne giudiziario”, diceva l’altro giorno il nostro refuso ex socialista, sarebbe a rischio il governo e specialmente “il clima sereno necessario alle riforme”. Quale sia la relazione tra il tritacarne privato e le eventuali riforme pubbliche non si vede a occhio nudo. Ma la politica ha i suoi sofismi, i suoi avvertimenti, o se volete i suoi ricatti da bilanciare nel buio del non detto. Ma visto che stavolta Cicchitto ci fa il favore di dirlo in viva voce, evviva. Non ha bisogno neanche di spiegarcelo questo avviso ai naviganti, si chiama uso politico della giustizia.
Il Fatto Quotidiano, 31 Gennaio 2012