Sull'atomo francese si sono abbattute prima le stime dell'Agenzia per la sicurezza (spesa aggiuntiva di 15 miliardi di euro per adeguarsi agli standard post Fukushima) e oggi quelle della procura contabile: per mantenere l’attuale livello di produzione bisognerà duplicare gli investimenti
Nel corposo rapporto redatto dei magistrati contabili francesi (380 pagine) si sottolinea che il costo per la costruzione, per ciascun Megawattora installato, non ha fatto che crescere negli ultimi anni. Ciò soprattutto perché si è reso necessario rispondere a norme di sicurezza sempre più stringenti. Così, si è passati (a costi attualizzati) dagli 1,07 milioni di euro per MWh della centrale di Fassenheim nel 1978 agli 1,37 milioni dell’impianto di Civaux, in servizio dal 2000. Costi altissimi, ma che non hanno nulla a che vedere con quelli necessari per realizzare i reattori di “terza generazione”: l’EPR di Flamville costerà 6 miliardi, ovvero 3,7 milioni per MWh. E questo sulla carta, perché, ammonisce la Corte dei Conti, «è assolutamente troppo presto per fornire un calcolo completo del costo di produzione di un impianto EPR».
Al contrario, il costo della sola manutenzione per tutti i 58 reattori di Edf (società pubblica, leader in Francia nella fornitura di energia elettrica) è «ben identificato». E gigantesco: il costo stimato che l’azienda dovrà sostenere per mantenere gli impianti sarà pari a 55 miliardi di euro tra il 2011 e il 2025. Ossia 3,7 miliardi all’anno, contro gli 1,5 miliardi pagati nel trienno 2008-2010. Ciò a causa delle nuove norme imposte dalle autorità dopo il disastro di Fukushima, ma anche dell’età media degli impianti francesi: prolungare l’attività di un reattore oltre i 40 anni costa infatti estremamente caro. Ancora, alla lista delle spese vanno aggiunti i capitali che lo Stato sborsa per finanziare la ricerca sugli impianti di quarta generazione. E quelli stanziati per la gestione delle scorie, che sono stati stimati in 28,4 miliardi alla fine del 2010 e che, secondo il rapporto, potrebbero schizzare a 36 miliardi. Tutto ciò equivarrà, prosegue la Corte, a un «rincaro nell’ordine del 10%» del costo di ciascun MWh. Che sarà pagato dai cittadini, nella bolletta.
Il suggerimento della Corte al governo parigino, perciò, è di agire «con prudenza, lavorando a soluzioni alternative, perché l’utilizzo della quarta generazione su larga scala potrebbe risultare irrealizzabile». E la strada sembra già tracciata: «La mancanza di decisioni sugli investimenti – spiega il presidente della Corte dei Conti, Didier Migaud, in un’intervista al quotidiano Le Monde – costituisce una scelta implicita. Per ora saremo costretti a far durare le nostre attuali centrali al di là dei quarant’anni. Ma dovremo necessariamente e rapidamente far evolvere il sistema verso un mix energetico che preveda lo sfruttamento di altre fonti». O sborsare cifre stratosferiche, dunque, o scegliere le energie rinnovabili: conti alla mano, anche i nuclearisti potrebbero convincersi.
di Andrea Barolini – redazione Valori