I due giornalisti in quota centro-destra, voluti da Lorenza Lei, sono stati eletti per cinque voti contro quattro. Il consigliere lasciato il suo ruolo e scrive una lettera a Zavoli e Garimberti. "Giudico quanto è avvenuto l'ultimo scriteriato atto di una gestione aziendale condizionata da logiche di parte che sta spingendo l'azienda verso un rapido declino". Verro, dimessosi da parlamentare del Pdl per incompatibilità con la carica ricoperta a Viale Mazzini, vota a favore dei due neo direttori
Confermate le richieste di nomina volute dal direttore generale della Rai, Lorenza Lei, per la direzione del Tg1 e del Tgr: il consiglio di amministrazione ha dato, infatti, il via libera alla nomina di Alberto Maccari alla guida del Tg1 e a quella di Alessandro Casarin ai Tg regionali. Entrambi sono stati eletti per cinque voti a quattro. Ed il consigliere Nino Rizzo Nervo si è dimesso dal consiglio di amministrazione della Rai, dopo la riunione che ha ratificato l’elezione dei due giornalisti in quota centro-destra: Maccari, infatti, è un giornalista di area Pdl, che già ricopriva il ruolo di direttore ad interim del Tg1 e che s’è visto confermato fino al 31 dicembre 2012. Casarin, vicino alla Lega Nord, era stato condirettore di Maccari al Tgr.
Nervo ha annunciato le sue dimissioni con due lettere: una al presidente della Rai Paolo Garimberti e una al presidente della Commissione di Vigilanza Sergio Zavoli. A Galimberti ha scritto: “Giudico quanto è avvenuto l’ultimo scriteriato atto di una gestione aziendale condizionata da logiche di parte che sta spingendo l’azienda verso un rapido declino. Ho più volte denunciato – si legge nel testo – anche in Consiglio la gravità della situazione e ti do atto degli sforzi che hai compiuto in questi anni per preservare l’autonomia delle decisioni e per tutelare gli interessi aziendali. Auguro alla Rai di poter presto riconquistare l’autorevolezza e la credibilità perdute”. E lo stesso presidente della Rai Garimberti dichiara che “ciò che è accaduto è la conferma che questa governance condanna la Rai all’ingovernabilità e che è urgente affrontare il problema delle norme che regolano la vita e l’attività dell’Azienda”.
Da parte sua Lorenza Lei ha “rivendicato l’autonomia delle scelte e – ha aggiunto – spiace che possano essere state interpretate con logiche che non mi appartengono, come dimostrano ampiamente tutte le scelte assunte in questi nove mesi da Direttore Generale della Rai”. Antonio Verro, uno dei 5 consiglieri che hanno dato il benestare all’elezione e che si è dimesso oggi da parlamentare del Pdl per incompatibilità con la carica ricoperta in Rai, ha voluto dare ragione alla Lei ribadendo che:”Ho votato le nomine proposte dalla Direzione Generale perché basate sulla valorizzazione di indiscusse e valide risorse interne. Maccari e Casarin sono dei professionisti stimati che hanno trascorso una vita in Rai e hanno fatto gran parte della loro carriera in quelle stesse testate per cui oggi sono stati indicati come direttori. Mi sembra che tutte le polemiche emerse – conclude Verro – abbiano come unica origine lo scontento di alcuni partiti che, a parole, sostengono l’indipendenza della Rai dalla politica ma che invece, nei fatti, avrebbero voluto condividere scelte che spettano esclusivamente al Direttore Generale e al Consiglio di Amministrazione”.
Per il senatore Pancho Pardi, capogruppo dell‘IdV in Commissione di Vigilanza, quella di una Rai “libera” dai partiti, resta una vecchia battaglia: “Il dg Lorenza Lei – ha criticato Pardi – continua nella sua missione di applicare le imposizioni dei poteri che l’hanno voluta alla direzione generale, con la proposta indecente di confermare Maccari al Tg1 e Casarin al TgR. Pdl e Lega ringraziano, ma i cittadini non possono essere privati del loro diritto ad una vera tv pubblica. Il dg Lei sembra ormai considerare la Rai l’organo ufficiale del centrodestra: uno scandalo che comporta la mortificazione delle risorse interne, la negazione del pluralismo e il declino ormai imminente della più grande azienda culturale del Paese. E’ necessaria al più presto una riforma della governance che restituisca autonomia e indipendenza all’azienda”.