Un voto tecnico, ma con un sostanzioso contorno politico: la Lega nord si smarca sempre più dagli ex alleati del Pdl e soprattutto dall’esigenza di “salvare” i suoi illustri esponenti finiti nei guai con la giustizia. La Camera ha votato no alla costituzione nel giudizio sul conflitto di attribuzione sollevato dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere,dopo che si era visto negare l’uso delle intercettazioni telefoniche nel procedimento contro il deputato Pdl Nicola Cosentino, accusato riciclaggio e corruzione con l’aggravante mafiose, oltre che di concorso esterno in associazione mafiosa. Il risultato pratico è che la Corte costituzionale si pronuncerà lo stesso, ma Montecitorio non avrà un “patrocinante” a sostenere le proprie ragioni.
Più denso il significato politico. La Lega aveva votato sì in Giunta per le autorizzazioni, insieme a Pdl, Udc, Responsabili e Radicali. Ma nella votazione in aula ha cambiato radicalmente posizione, votando no e determinando la vittoria per appena venti voti dello schieramento opposto, composto da Pd, Idv, Fli e Api. Al di là della decisione specifica di costituirsi o meno di fronte alla Corte costituzionale, il significato politico della questione lo aveva chiarito Pier Ferdinando Casini che, pronunciandosi per la libertà di coscienza, aveva affermato: il voto “riguarda la sfera di rispetto tra il Parlamento e l’autorità giudiziaria”.
Molto chiaro, dopo il responso di Montecitorio, il commento a caldo del deputato leghista Gianni Fava: ”Finalmente col voto segreto si è capito chi ha salvato Cosentino in Aula”, ha affermato ricordando “l’accorato appello a dire sì alla costituzione in giudizio da parte del leader Udc Casini”. Il 12 gennaio, il voto contrario della Lega all’arresto del deputato del Pdl era stato accompagnato da dure polemiche, anche interne, con Roberto Maroni favorevole e Umberto Bossi intervenuto in extremis a lasciare “libertà di coscienza” ai suoi deputati. Risultato, Cosentino si è “salvato” dall’arresto anche grazie al no del Carroccio. Così il voto “tecnico” della Lega contro la costituzione in giudizio acquista il sapore di una svolta politica.
Un significato ben compreso dal capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto: “Si trattatava in un certo senso di un atto dovuto derivante da una precedente decisione della Camera. Invece un’eterogenea maggioranza con il voto del gruppo del presidente della Camera, ha rinunciato con un atto di incredibile subalternità alla Procura di Napoli”.