Ci risiamo. Una recrudescenza di moralismo rischia di infettare ancora la politica italiana. La vittima è Mario Vattani, Katanga per gli amici e i camerati, console generale italiano a Osaka. I maligni lo infamano per via di una esibizione live con la sua band, i Sotto Fascia Semplice, non perché abbia cantato male, ma per via dei testi inneggianti alla Repubblica di Salò, alla discriminazione razziale e al neofascismo in generale.
Richiamato in patria per essere deferito alla commissione disciplinare, Katanga invia una memoria difensiva dove contesta di esser giudicato per vicende estranee alla sua attività professionale. Non fa una piega. Se ti comporti bene al lavoro, i reati che compi nel tempo libero (apologia del fascismo, istigazione alla violenza etc.) saranno pure cazzi tuoi?
Non ha tutti i torti, l’esperto di diritto internazionale Katanga. Nella sua illuminata visione, un prete che si inchiappetta un minorenne dopo (non durante) aver detto messa è liberissimo di farlo, si tratta solo di un hobby, infatti spesso i superiori lasciano correre. E se un impiegato delle poste rapinasse le banche una volta staccato dal lavoro, perché dovrebbe essere licenziato? Non ha arrecato nessun danno all’azienda, anzi, visto che le banche sono società concorrenti nel ramo del credito.
Intendiamoci, Mario Katanga non rapinerebbe mai una banca, per almeno due motivi.
Vattani è ricco di suo. Paparone, già nel ramo, l’ha fatto entrare in diplomazia un anno dopo la laurea (viva il fascio-nepotismo) e lui ne ha fatta di carriera. Brillante nell’eloquio come nella scrittura dei testi musicali, il suo talento non passa inosservato. Il camerata Alemanno ad esempio lo assume due volte (quand’era ministro e poi da sindaco di Roma) come consigliere diplomatico, un lavoretto da oltre duecentomila all’anno. In omaggio avrà avuto qualche CD della band del Katanga, sai che culo, ma deve avere ascoltato distrattamente, sennò si sarebbe accorto che le canzonette inneggiavano al caro, vecchio fascio littorio.
Eppure il segreto di Pulcinella sulla doppia identità del Vattani Katanga dura dagli anni novanta fino al maggio 2011, quando si esibisce dal vivo con i fascio amichetti in un tripudio di saluti romani, finendo dritto su YouTube.
Qui sorge un dubbio: moralismo a parte, uno che fa così si sente invulnerabile o è solo un po’minchione? Probabilmente un po’ tutt’e due, da bravo fascio-bamboccione. Comunque vada a finire, la morale della storia è positiva: se i fascisti del ventunesimo secolo sono come Katanga, possiamo dormire tranquilli.
Di Andrea Garello
il Misfatto, inserto satirico de Il Fatto quotidiano, domenica 29 gennaio 2012