Lo scontro tra Enrico Fedele e Michele Criscitiello di Sportitalia per un articolo che metteva in dubbio il vero motivo dell'avventura dell'ex capitano azzurro nel neonato campionato indiano. La polemica riporta d'attualità i compensi percepiti dai procuratori per i contratti milionari firmati dai loro assistiti
Un editoriale può far male. Non solo a livello giudiziario, ma anche fisico. Lo dimostra il caso di Michele Criscitiello, giornalista di Sportitalia, schiaffeggiato all’Ata Hotel di Milano, sede del calciomercato, dall’agente di calciatori Enrico Fedele, che ha mostrato così lo scarso gradimento per l’editoriale pubblicato dal direttore di Tuttomercatoweb.
“Non parlo di queste cose” è l’unico commento sulla vicenda rilasciato al fattoquotidiano,it da Enrico Fedele. Quella dell’Ata Hotel, invece, è stata “un’aggressione bella e buona, altro che alterco” secondo Criscitiello, che non vuole rilasciare dichiarazioni e auspica che l’eco della vicenda si riduca presto. Ma ricorda: “Il disaccordo verso il mio pensiero, verso un mio eventuale errore dovrebbe tradursi in una querela, il tutto dovrebbe risolversi in tribunale”. E invece così non è stato, almeno a sentire la ricostruzione della vittima. Secondo Criscitiello, infatti, mentre stava prendendo un caffè al bar dell’Ata Hotel, Fedele gli si è presentato di fronte e ha preteso delle scuse per l’editoriale in questione. L’agente era già visibilmente arrabbiato: non ha ottenuto nessuna risposta dal giornalista e l’ha colpito con uno schiaffo.
In tribunale, comunque, i due si vedranno in ogni caso, vista la denuncia sporta da Criscitiello nei confronti dell’agente dei fratelli Cannavaro. L’ira di Fedele, d’altronde, è stata causata proprio dalle valutazioni ironiche del giornalista sull’esperienza a Dubai dell’ex pallone d’oro, assolutamente infruttuosa per il giocatore, che nonostante le promesse di soldi e di una carriera da dirigente non ha percepito un euro.
La parte ‘incriminata’ dell’editoriale in questione, del resto, è un attacco frontale all’operato del procuratore: “C’è un napoletano che cerca non fortuna, ma soldi di fine carriera e va a vivere a Dubai. Gli arabi gli offrono tanti soldi, palazzi ed una carriera da dirigente – ha scritto Criscitiello – L’amico napoletano crede alla buona fede della sua società ma al termine della stagione guarda il conto corrente e dei soldi promessi neanche l’ombra. Anche l’agente che avallò il suo trasferimento non ha visto ancora un euro. I suoi procuratori storici hanno vissuto di rendita sulla sua carriera”. Poi le accuse a Fedele: “Il procuratore in questione, di vecchia data, ha tentato anche di fare il direttore sportivo, per poi essere liquidato dopo poco tempo – ha sostenuto il giornalista di Sportitalia – Anche la carriera da agente dei calciatori è in fase di declino: tra i principali suoi assistiti attuali si mettono in evidenza Bellusci del Catania e Grieco dell’Aversa Normanna. Proviamoci in India, forse becchiamo la liquidazione (chiaro il riferimento alla nuova avventura di Cannavaro, che giocherà nella nuova lega indiana, ndr)”.
A parte la stilettata contro Fedele, la riflessione di Criscitiello sulle pensioni dorate dei calciatori a fine carriera nei campionati emergenti e sulle provvigioni dei procuratori merita di essere approfondita. Sarebbe interessante, ad esempio, capire cosa scatta nella testa di un calciatore – di un pallone d’oro nel caso di Fabio Cannavaro – di fronte a tali offerte, che poi magari si rivelano anche infruttuose, facendo materializzare lo scenario da barzelletta di un emiro che tira il ‘pacco’ a un napoletano.
Ma soprattutto, sarebbe bello conoscere il modus operandi di procuratori e agenti, sapere quali infallibili argomentazioni usino per spingere un giocatore, e magari l’intera famiglia di questo, a cambiare nazione, continente, usi e costumi. Segreti che vorrebbero conoscere tutti quelli che decidono di diventare procuratori di calciatori. E sono tanti, visto che il relativo albo, in Figc, conta 821 iscritti (due anni fa erano poco più di 500) e che molti tuttavia decidono di non iscriversi all’albo, operando solo con l’abilitazione da agente, che si prende superando un esame da 450 -500 candidati a sessione.
A dispetto del gran numero di iscritti, però, sono pochi (circa 30) i big, vale a dire coloro che gestiscono le procure dei calciatori professionisti e incassano percentuali che vanno dal 5 per cento in su, a seconda dell’ingaggio dei propri assistiti. Su un ingaggio da 10 milioni di euro, ad esempio, la parcella minima dell’agente sarà di 500 mila euro. E siccome gli sceicchi arabi e i miliardari indiano o russi pagano stipendi dell’altro mondo, ecco spiegato il senso dei procuratori per le nuove frontiere del pallone.
di Cristiano Vella