I sondaggisti hanno suggerito a Verdini di rinunciare alla dimostrazione di piazza attesa per sabato: gli elettori l'avrebbero ritenuta "giusta, ma inopportuna, soprattutto in un momento di crisi generale". Il Cavaliere: "Non possiamo rischiare che ci siano poche persone né di avere contestazioni; il clima è cambiato, ci dobbiamo muovere con attenzione"
La feroce macchina da propaganda del Pdl contro la “sentenza politica” del processo Mills si era già messa in moto quando un sondaggio, piovuto di prima mattina sul tavolo dello studio di Berlusconi ad Arcore, ha fatto sobbalzare tutti. Persino Formigoni, venuto in visita all’ora di pranzo per fare il punto sulla questione del Pirellone e le minacce di Bossi. L’analista della real casa, Alessandra Ghisleri, dava come “assolutamente negativa” l’idea della manifestazione, vista dall’elettorato del Pdl come “giusta, ma inopportuna, soprattutto in un momento di crisi generale”. Di più: il dato sulle intenzioni di voto riportava una cifra bassa, molto bassa, “un pelino solo sopra il 19 % – si è lasciato sfuggire un uomo del Cavaliere – che ci obbliga a risalire, altrimenti rischiamo di fare la fine dei Panda”.
Berlusconi ha quindi chiamato Verdini e gli ha detto di fare marcia indietro su tutta la linea. “Non possiamo rischiare che ci siano poche persone – ha spiegato il Cavaliere – né di avere contestazioni; il clima è cambiato, ci dobbiamo muovere con attenzione, ora è il momento di dare un segnale di tenuta e di credibilità”. Una retromarcia clamorosa. E dire che erano già partite le convocazioni dei “Berlusconi boys” e dei tesserati di tutta la Lombardia per un numero che la segreteria di via dell’Umiltà già aveva stimato nell’ordine “delle 15 mila persone, quello che sarebbe bastato a riempire corso di Porta Vittoria” davanti all’ingresso principale della procura meneghina. Invece, niente. “Meglio stare coperti – ha detto Berlusconi parlando con Formigoni – anche se Niccolò (Ghedini) mi aveva detto che secondo lui era il modo migliore per fare pressione sulla Procura”. Già, perché l’idea è stata di Ghedini, che poi l’ha passata a Verdini che immediatamente ha messo in moto la prodigiosa macchina da guerra della “rivolta contro i giudici” targata Pdl.
Solo che poi, una volta deciso il dietrofront, è toccato sempre a Verdini di trovare una scusa buona per giustificare il passo indietro. “Il Pdl è inondato dalle richieste, ma una manifestazione in favore di Berlusconi e per la riforma della giustizia non ci sarà – ha detto il colonnello arcoriano – è vero, posso confermare che da giorni siamo inondati da mail, telefonate e richieste di cittadini, militanti e dirigenti locali del Pdl che premono per una grande manifestazione nazionale di sostegno al presidente Berlusconi e di sollecitazione alla grande riforma liberale della giustizia italiana”. “Comprendiamo le ragioni e i sentimenti del popolo azzurro – sono ancora parole di Verdini – e sappiamo bene che da anni, in Italia, si accetta un pervicace uso politico della giustizia, il tentativo di colpire l’avversario politico per via giudiziaria e di mettere in discussione nei tribunali ciò che gli elettori hanno deciso nelle urne. Ma la manifestazione, almeno per ora, non ci sarà”. Secondo Verdini, Berlusconi (“seppur emozionato e commosso per questa ondata di calore”) avrebbe scelto un profilo di responsabilità “al quale non intende derogare”. Meglio far finta di essere degli statisti che andare incontro a un boomerang mediatico di proporzioni gigantesche.
Da Il Fatto Quotidiano dell’1/2/2012