In tempi di crisi, c’è una storia che parla di poltrone che potrebbero essere illegittimamente occupate e di meritocrazia tradita. Protagonista il Corecom Sardegna, l’organismo di controllo sulla comunicazione regionale emanazione dell’Agcom, l’autorità garante per le comunicazioni.
I Corecom si occupano di par condicio, tutela dei consumatori, e di erogare fondi pubblici a giornali, tv e società di telecomunicazione locali. La Sardegna è stata l’ultima regione a istituire il suo. A un anno di distanza dalla nomina – e a 3 mesi dalla scadenza del loro mandato – i membri del Corecom sardo potrebbero avere ricoperto quella carica illegittimamente. Producendo atti illegittimi. Ma “ormai” è tardi per sostituirli, dato che a marzo verranno nominati i nuovi: è la sintesi di quanto emerge da un’ordinanza del Consiglio di Stato.
Il bando per istituire il Corecom Sardegna viene pubblicato nel 2008. La legge prevede che da lì a due mesi ne vengano nominati i componenti su selezione pubblica. Invece, il 16 giugno 2009, il consiglio regionale decide di riaprire i termini per le candidature. La questione legale prende il via a partire dal ricorso di una candidata: avvocato, esperta di consumerismo, viene dichiarata idonea piazzandosi in cima alla classifica. Le cinque nomine finali (il presidente Antonio Ghiani, Claudia Onnis, Barbara Marilotti, Angelino Attene e Luigi Vacca), invece, “incoronano” candidati che, si legge nel ricorso, sarebbero “privi” dei necessari titoli e requisiti previsti dalla legge. Due di loro, inoltre, Onnis e Ghiani, hanno presentato la loro domanda alla riapertura dei termini.
Costo? 120mila euro l’anno tra i 5 componenti più altri 140mila in spese (cancelleria, viaggi, eccetera). Difficile, peraltro, trovare traccia dell’operato del Corecom sardo in Rete. Ora il Consiglio di Stato invita il Tar Sardegna, che dovrà pronunciarsi nel merito, ad approfondire la questione sollevata dal ricorso, che profila per i membri la mancanza dei requisiti richiesti dalla normativa per occupare le poltrone in questione. Nell’ordinanza, Palazzo Spada ricorda però che il mandato di un anno e tre mesi del Corecom scade a marzo, ed è tempo di nuovo concorso. Quindi, dato che i cinque sono in scadenza, lasciarli dove sono non produce un “danno grave e irreparabile”, anche se viene riconosciuta la fondatezza del fatto che possano essere illegittimi. Si legge infatti nell’ordinanza che, pur in presenza di “contestazioni meritevoli di approfondimento in ordine all’effettivo possesso dei requisiti di professionalità, competenza e indipendenza da parte dei nominati”, il fatto che il mandato dei cinque componenti del Corecom scada a marzo “fa escludere che la presente domanda cautelare, […] possa reputarsi sorretta da un apprezzabile periculum in mora”.
Come dire: magari ci sono poltrone occupate illegittimamente, ma ormai la frittata è fatta? Il termine per presentare le domande per le nuove nomine è scaduto in questi giorni, e fra un mese si avranno i nuovi membri. Ma chi sono gli attuali? La legge dispone che debbano essere professori universitari, alti dirigenti, liberi professionisti iscritti a un albo, che abbiano specifiche competenze ed esperienze in materia di tutela dei consumatori e comunicazione, e che diano “assoluta garanzia di indipendenza dal sistema politico, istituzionale e del settore delle comunicazioni”. E invece. Il caso più eclatante sembra quello di Barbara Marilotti: scrive di possedere il (necessario) titolo di avvocato, ma le carte allegate al ricorso dimostrano che non risulta iscritta all’albo né ha superato l’esame di Stato. La dichiarazione di falso potrebbe anche avere profilo penale, con l’aggravante di aver portato come risultato a ricoprire una funzione pubblica: anche per la pubblica amministrazione, che non è intervenuta una volta che in sede di ricorso sono stati presentati documenti che attestano che la Marilotti “non ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione legale nelle suddette sessioni”.
Su tutti e cinque i componenti, poi (spartiti, all’italiana, tra opposizione e maggioranza: tre al centrosinistra, gli altri due al centrodestra), si agita lo spettro del conflitto di interessi: come si legge nel ricorso, la “carenza del requisito di garanzia di assoluta indipendenza dal sistema politico istituzionale e dal sistema degli interessi di settore della comunicazione”. La Marilotti? Dipendente di Tiscali. Ghiani è stato responsabile di uffici stampa di assessorati regionali e, per decenni, giornalista dell’Unione sarda. Claudia Onnis svolge attività giornalistica nell’ambito del Formez, centro di ricerca e formazione per la pubblica amministrazione, ed è componente del direttivo regionale di un’associazione che per statuto promuove e sviluppa i rapporti con la politica. Angelino Attene? Una vita e una carriera in Telecom. E Luigi Vacca? È un perito commerciale. Per lui, si legge nel ricorso al Tar, “l’unica esperienza lavorativa in materia di comunicazione è tanto breve e occasionale (dichiara solo 4 mesi a Videolina – prima emittente locale in Sardegna, fondata da Nicola Grauso, ndr. – nell’asserita qualità di direttore generale) da escludere la competenza ed esperienza nel settore della comunicazione ma sufficiente per renderlo carente del requisito di assoluta indipendenza dagli interessi di settore delle comunicazioni, stante la natura eminentemente fiduciaria dell’incarico”. Meritocrazia tradita? Lo deciderà il Tar Sardegna a breve. Nel frattempo, si vedrà se verrà tradita con le prossime nomine.
di Angela Gennaro