La Corte dell'Aja ha dato ragione alla Germania sul ricorso contro la sentenza della Cassazione che aveva riconosciuto la nazione tedesca responsabile di essere stata la "mandante" dei militari nazisti che il 29 giugno del 1944 uccisero 203 abitanti in provincia di Arezzo. Il ministro Terzi: "Rispettiamo la sentenza, ma continueremo a dialogare con la Germania per trovare una soluzione"
La Corte ha accolto tutti i punti di ricorso presentati dallo stato tedesco che accusava l’Italia e il suo sistema giudiziario di “venire meno ai suoi obblighi di rispetto nei confronti dell’immunità di uno stato sovrano come la Germania in virtù del diritto internazionale”. L’Aja ha poi concordato con la richiesta di Berlino di “ordinare all’Italia di prendere tutte le misure necessarie” affinché le decisioni della giustizia italiana che contravvengono alla sua immunità siano prive d’effetto e che i suoi tribunali non pronunzino più sentenze su simili casi.
E’ cominciato il 23 dicembre del 2008 il contenzioso tra Italia e Germania presso la Corte dell’Aja, il più alto organo giudiziario dell’Onu, quando Berlino ha deciso di ricorrere contro la sentenza della Cassazione del 21 ottobre 2008 che ha riconosciuto lo Stato tedesco responsabile per essere stato il ‘mandante’ dei militari nazisti che il 29 giugno del 1944 uccisero 203 abitanti di Civitella, Cornia e San Pancrazio (Arezzo), sparando a donne, bambini, uomini e vecchi, compreso il parroco del paese.
La sentenza della Cassazione era stata considerata un ‘precedente storico’ sancendo per la prima volta il diritto per le vittime delle stragi naziste ad essere risarcite nell’ambito di un procedimento penale. Prima di allora c’erano state solo delle sentenze nelle cause civili per risarcimento danni chiesto dai cosiddetti ‘schiavi di Hitler‘. Nessun altro Paese al mondo aveva mai intentato cause di risarcimento nei confronti della Germania in ottemperanza alla clausola dell’immunità giurisdizionale. Ed il contenzioso tra Roma e Berlino ha portato all’iscrizione di un’ipoteca giudiziaria su Villa Vigoni, centro culturale italo-tedesco in provincia di Como.
Il ministro degli Esteri Giulio Terzi dice di rispettare la decisione, ma di non volere chiudere la questione: “Rispettiamo la sentenza emessa oggi dalla Corte Internazionale di Giustizia. I suoi contenuti non coincidono con le posizioni sostenute dall’Italia, ma riteniamo che la pronuncia fornisca un utile contributo di chiarimento soprattutto alla luce del riferimento che la Corte fa all’importanza di negoziati tra le due parti per individuare una soluzione. In questo senso l’Italia intende proseguire, come fatto sinora, ad affrontare insieme alla Germania tutti gli aspetti che derivano dalle dolorose vicende della Seconda Guerra Mondiale, in una prospettiva di dialogo e di tutela delle istanze di giustizia delle vittime e dei loro familiari”.