Mariafrancesca Garritano aveva denunciato i disturbi alimentari delle colleghe ballerine della Scala lo scorso dicembre al quotidiano inglese Observer, a cui aveva spiegato che “una su cinque ne soffre”. E tutti i suoi sacrifici erano stati raccontati anche nel suo libro “La verità, vi prego, sulla danza” firmato con lo pseudonimo di “marygarrett”. Ma sono state le dichiarazioni pubbliche che ha rilasciato alla stampa internazionale e alle tv a convincere il Teatro milanese a licenziarla per “per giusta causa”.
La Scala ha comunicato che “si è vista costretto a risolvere il rapporto di lavoro” in seguito alle interviste “nelle quali si è concretizzata una lesione dell’immagine del Teatro e della sua Scuola di Ballo, nonché la violazione dei doveri fondamentali che legano un dipendente al suo datore di lavoro, facendo venir meno il necessario rapporto fiduciario che è alla base di tale legame”. Nell’articolo incriminato dell’Observer, la ballerina denunciava l’ossessione dell’ambiente di lavoro per la perfezione fisica, tra operazioni di riduzioni del seno, anoressia, bulimia e depressione. L’adrenalina, poi, sostituiva i pasti dove, al massimo, sul tavolo c’erano uno yogurt e una mela. Regimi alimentari che portavano al ricovero in ospedale e che potevano essere causa di infertilità, imposti da maestre di ballo ‘frustrate’ che costringevano a restrizioni insostenibili. Un sistema descritto da una insider approdata alla scuola di ballo del Teatro a 16 anni e rimasta fino a 33. Anni, però, in cui ha dovuto rimanere in silenzio.
Intanto le ragazze del corpo di ballo tacciono sul licenziamento della Garritano perché “hanno paura a parlare e temono di perdere il posto di lavoro”, ma non sono d’accordo con gli attacchi della Garritano. O almeno questo è quanto spiega un lavoratore del teatro: “All’uscita dell’articolo sull’Observer, le colleghe erano molto infastidite, perché tutto si può dire meno che qui ci sia istigazione all’anoressia”. Solo nell’ultimo anno e mezzo, inoltre, “nove ballerine sono diventate mamme”. Eppure permangono i lati oscuri.
“I problemi alimentari ce li hanno tutte le ballerine, me compresa – spiega Liliana Cosi, ex prima ballerina della Scala di Milano e protagonista dello “Schiaccianoci” con Nureyev nel 1970 al Boshoi -. Mi sono sempre sentita in difetto ogni volta che mangiavo un grissino, e questa è la fissa di tutte. E’ normale e fa parte del lavoro”. La ex étoile ricorda le pressioni psicologiche del mestiere: “Se sei ballerina classica, i partner ti vogliono sempre più magra, o comunque pesi troppo. E poi ci sono anche casi di coercizioni gravi, ma non so se sia quello che ha subito la Garritano”. Cioè? “I parametri. Al Bolshoi – prosegue Cosi – chiedono che una ballerina di un metro e 60 pesi 37 chili, mentre ai miei tempi era 47”. Non solo: “Per entrare all’Opera di Parigi, ad esempio, bisogna presentare l’albero genealogico per verificare se in famiglia ci sono stati casi di obesità”. Un’ossessione per la magrezza che oltre a mettere a repentaglio la salute non aiuta la parte artistica ed estetica. “Non la condivido, e forse oggi anche alla Scala è così – conclude-, anche se la denuncia della Garritano solleva solo il dibattito pubblico sulla questione, ma non cambia il sistema. Ti vogliono anoressica? Vai via. Non esiste solo la Scala”.