I provvedimenti del governo Berlusconi prima e dell'esecutivo Monti poi incideranno da qui a tre anni complessivamente per oltre 53,6 miliardi di entrate aggiuntive e circa 27,7 miliardi di tagli alla spesa
Le manovre finanziarie varate nel 2011 dal Governo Berlusconi prima e dall’esecutivo Monti poi, impatteranno da qui al 2014 per complessivi 81,3 miliardi di euro. 75,7 miliardi è invece la misura del peso che le manovre dell’anno passato avranno da qui al 2013, data del previsto traguardo del pareggio di bilancio. Lo ha comunicato oggi la Ragioneria Generale dello Stato in un documento riassuntivo degli interventi approvati l’anno scorso. A incidere da qui a tre anni saranno complessivamente oltre 53,6 miliardi di entrate aggiuntive e circa 27,7 miliardi di tagli alla spesa.
Nel dettaglio. L’incremento delle entrate previsto nel biennio 2011-2012 è pari a 40,25 miliardi, uno sforzo concentrato quasi esclusivamente quest’anno (2,6 miliardi è la somma delle entrate aggiuntive del 2011). La cifra cumulativa salirà poi a 52 miliardi circa nel 2013 e a poco più di 53 l’anno successivo. Quanto ai tagli alle spese, si prevede un impatto di 8,6 miliardi entro la fine del 2012 (i tagli 2011 ammontavano ad appena 237 milioni) con l’accumulo che salirà fino a 23,6 miliardi nel 2013 e si avvarrà, l’anno seguente, di altri 4 miliardi di risparmio. Sul fronte delle entrate, lo sforzo principale spetterà all’amministrazione centrale, che dovrebbe incassare 47,5 miliardi in più di qui al 2014. Su quello dei risparmi, saranno determinanti invece gli sforzi degli enti locali (-13 miliardi di spesa) e di quelli previdenziali (-10,3). Tradotto: le tasse dello Stato peseranno più di ogni altra voce, le amministrazioni pubbliche e il sistema previdenziale subiranno forti tagli. Il documento odierno conferma inoltre i dati sulle previsioni di crescita già comunicati dal Ministero dell’Economia al Parlamento nel dicembre scorso.
Nel 2012, il Pil italiano dovrebbe ridursi dello 0,4% per poi tornare a crescere, sebbene di pochissimo, nel 2013 (+0,3%). La vera inversione di tendenza è prevista invece per il 2014 quando il prodotto nazionale dovrebbe aumentare dell’1%. Se le stime fossero confermate, l’Italia potrebbe così raggiungere l’obiettivo di una riduzione del peso rapporto debito pubblico che nel 2012 dovrebbe mantenersi invariato al 120,5% del Pil per poi ridursi l’anno prossimo al 118,7% (un dato poco superiore al valore registrato due anni fa). Un’evoluzione ipotizzata lo scorso autunno dalla Commissione Ue secondo la quale tra le principali economie del Continente soltanto la Germania sperimenterà anche quest’anno una riduzione del peso percentuale del debito pubblico. Francia, Spagna e Gran Bretagna, invece, vedrebbero il rapporto debito/Pil peggiorare ulteriormente.
Il rapporto della Ragioneria, inoltre, conferma in sostanza quanto già emerso da una recente analisi del centro studi Eutekne che, alla fine del 2011, aveva calcolato un saldo finale 2011/14 di 81,2 miliardi, praticamente la stessa cifra comunicata ufficialmente oggi. L’aspetto interessante delle valutazioni di Eutekne era però un altro. Secondo lo studio, infatti, in un programma di rientro basato soprattutto sulle nuove entrate (il 62,68% del peso della manovra ovvero 50,9 miliardi), il peso degli aumenti delle tasse approvate dal Governo Berlusconi andrà aumentando nel corso degli anni passando dal 55,51% del 2012 al 76,69% del 2014. Come a dire che se oggi dobbiamo a Berlusconi poco più della metà degli aumenti totali della pressione fiscale, nel 2014 gliene dovremo circa 3/4. I dati disaggregati di Eutekne sono stati leggermente corretti dal documento odierno (in pratica ci sono 3 miliardi in più di nuove entrate e 3 in meno di tagli), ma l’interpretazione di fondo, ovviamente, resta la medesima.