Il premier ha poi aperto sulla Tobin tax: “Ho l’impressione che questa sia la volta buona”, ha detto. Perché “a differenza del governo precedente, che era contrario, questo è propenso all’introduzione di una tassa sulle transazioni”. Nuovamente, il presidente del Consiglio paragona la tassa sulle transazioni finanziarie “al mostro di Lochness, espressione autenticata dallo stesso Tobin per dire che entra e poi esce nel dibattito: questa – dice allora Monti – ho l’impressione che possa essere la volta buona perché la dimensione delle transazioni finanziare è stata così importante, così ingente, da far avvertire da più parti la necessità di disciplinare le transazioni e chiamare il sistema finanziario, che oltre ha tanto bene ha fatto anche tanti guai, a contribuire al risanamento”, ha aggiunto.
”Non tocca dire a me se il mio governo ha un cuore buono, ma invito gli italiani a tener conto che se l’Italia è ridotta un po’ male è perché i governi italiani per decenni hanno avuto il cuore troppo buono, diffondendo buonismo sociale” coprendolo con il debito a danno dei giovani d’oggi, ha detto il premier. Monti, ha comunque rifiutato l’etichetta di “aridità” che alcuni partecipanti al forum volevano affibbiare al suo governo spiegando che c’è attenzione per il sociale. “Abbiamo il cuore buono – spiega – ma l’avere il cuore buono significa anche pensare bene alle decisioni che si prendono quando queste pesano come piombo su chi viene dopo di noi. E un governo non politico come il nostro – ha aggiunto – ha anche il compito di spiegare che pur se sgradevoli le cose fatte servono a equilibrare le cose”. E Monti, in particolare, si riferisce a quelle cose che “dagli anni ’70 e poi ’80 e ’90” sono state finanziate creando un disavanzo a due cifre su cui “non c’è stato neppure un dibattito; su cui non c’era neanche consapevolezza: i governi di allora, molto politici avevano un cuore molto esuberante e dicevano sì ad ogni istanza creando disavanzo e debito. Ma se la società si appagava per la generosità verso i più deboli, il debito creato si riversava su persone che allora non votavano o che sarebbero nate solo 20-30 anni dopo: i giovani di oggi”.