I clan flegrei si sarebbero già fiondati sui terreni attigui alla cava del Castagnaro. Dai documenti in possesso del Comitato antidiscarica, c’è la prova di compravendite sospette delle aree vicine all’invaso
Dai documenti in possesso di Luigi Rossi, avvocato e presidente del Comitato antidiscarica, c’è la prova di compravendite sospette delle aree vicine all’invaso, ettari di terreni abbandonati per anni e acquistati in tutta fretta nelle scorse settimane. Gli stessi che potrebbero servire per costruire strade abbastanza larghe da permettere ai tir carichi di rifiuti di raggiungere la cava.
Solo ipotesi, per ora. I fatti sono i danneggiamenti all’auto di Rossi e le minacce telefoniche che l’avvocato ha ricevuto nei giorni scorsi. Vicende di cui oggi non vuole parlare, impegnato com’è a organizzare il corteo antidiscarica previsto per sabato pomeriggio e al quale si aspetta partecipino centinaia di persone.
Perché camorra o no, quell’invaso a Quarto non lo vuole nessuno. “La cava – dice – è a meno di un chilometro da Pianura, dove negli anni si è sversato di tutto, e a poco più di un chilometro da Marano, dove ancora c’è una discarica. Dicono che qui porteranno compost fuori specifica, che molti esperti considerano altamente inquinante e che rischia di compromettere le falde acquifere che passano sotto i terreni. Insomma, una vera e propria bomba ecologica”.
Non la pensa così Vardè. Lui, che i comitati non vuole incontrarli e attacca: “Sono troppo arrabbiati e animati da pregiudizi”. Difende i rifiuti ‘stabilizzati’ perché, a suo dire, non provocherebbero danni all’ambiente. Ma basta parlare degli Stir, gli impianti che dai rifiuti dovrebbero tirar fuori compost, per far vacillare le certezze del commissario. “Quelli campani non sono attrezzati, ma i tecnici mi hanno assicurato che bastano pochi accorgimenti per adeguarli”, dice laconico.
Nessuno però sa se e quando i lavori saranno effettuati e quanto costeranno. Neppure l’Europa, preoccupata solo che entro giugno il nuovo piano rifiuti campano sia già partito, discariche comprese, e che lo spettro delle montagne di sacchetti per le strade della città sia definitivamente spazzato via. È per questo che da Bruxelles nessuno ha mosso obiezioni al decreto del governo Monti, il secondo del 2012 dopo quello sulle liberalizzazioni, che riconosce al commissario alle discariche deroghe ai vincoli esistenti in materia ambientale, paesaggistica e di pianificazione del territorio. Di fronte alle scelte di Vardè e della conferenza dei servizi non avranno voce neanche i sindaci. I cittadini, però, sono pronti a farsi sentire.
E non solo a Quarto. A Chiaiano, dove la vecchia discarica è ancora sotto sequestro, è bastato solo accennare alla possibilità di aprire un nuovo invaso per risvegliare gli abitanti, che ieri hanno violato la zona militare liberando in cielo delle lanterne con la scritta ”Mai più”. A pochi chilometri di distanza, a Giugliano, sono pronti alle barricate: lì, oltre alla discarica il piano regionale prevede anche la costruzione di un gassificatore. A Nola la protesta contro l’apertura di nuove discariche ha già riunito sindaci e cittadini, mentre a Terzigno, a un anno e mezzo dai violenti scontri antidiscarica, i cittadini si sono ritrovati e hanno di nuovo bloccato per qualche ora la rotonda che porta alla discarica. A loro avevano detto che sul Vesuvio sarebbero finite solo seicentomila tonnellate di tal quale, ma ad oggi i rifiuti ammassati a due passi dal cratere sono almeno il doppio. E al posto dei boschi e dei parchi promessi continua a crescere, minacciosa, una enorme collina di sacchetti nauseabondi.