Ha battuto un altro record il medico politico Antonio Agostino Ambrosio, coordinatore provinciale del Pid (il partito dell’ex ministro Saverio Romano), ras politico di San Giuseppe Vesuviano, paese in provincia di Napoli, regno incontrastato del boss Mario Fabbrocino. Ambrosio nel 1992 era primo cittadino, l’anno dopo il comune fu sciolto per infiltrazioni mafiose. Sindaco (allora Pdl) anche nel 2009 quando la prefettura di Napoli, grazie al lavoro del funzionario Salvatore Carli e dal vicequestore Paolo Iodice, decise di azzerare nuovamente l’ente locale per condizionamento della camorra. Pronunciamento prima annullato dal Tar, poi confermato dal Consiglio di Stato. Ora arriva la sentenza del Tribunale di Nola, sezione civile, che assicura un altro record per Ambrosio. I magistrati lo hanno giudicato incandidabile alle prossime elezioni applicando la nuova legge 94 del 2009 sugli scioglimenti degli enti per mafia.

Ambrosio è il primo politico campano giudicato incandidabile, altri tre casi si registrano solo in Calabria. La prima sezione civile, presidente Fragola Giovanni Rabuano, giudici Vincenza Barbalucca e Roberta Guardasole ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto della Procura di Nola Maria Antonietta Troncone, in passato pm anticamorra. L’incandibalità è una misura preventiva che riguarda solo una tornata elettorale. Una sentenza che rompe il feudo che Ambrosio ha costruito a partire dalla prima elezione a sindaco nel 1985, in sella per decenni, esclusa una parentesi negli anni novanta prima di tornare primo cittadino nel 2002 nonostante avesse patteggiato una pena, sospesa, a due anni per il reato di concussione.

Ambrosio vanta amicizie importanti come quella con l’ex deputato Alfredo Vito e il senatore Pdl Sergio De Gregorio, sempre presenti nelle adunate vesuviane di Tonino o biondo, nome di battaglia di Ambrosio. La sentenza ripercorre le doti relazionali del sindaco. I giudici riportano gli atti di una inchiesta della distrettuale antimafia di Napoli e scrivono: “Nello stesso momento in cui si presentava pubblicamente come uomo della legalità (Ambrosio, ndr) impegnato a difendere le istituzioni nei processi di camorra, contestualmente in via occulta e riservata stringeva patti ed accordi secondo quanto emerge dall’attività di indagine con soggetti di spicco dei gruppi criminali”.

Durante l’annuale Festival del libro, negli anni del potere di Ambrosio, a San Giuseppe sfilavano anche importanti magistrati e il sindaco ricordava l’importanza di rompere “il muro di omertà”. I giudici individuano in Luigi Oncia, nipote di Antonio Cutolo, ras criminale di zona (condannato a 20 anni per una sfilza di reati), il “ Trait d’union tra il sindaco e la criminalità locale” e anche assumendo l’ipotesi di semplici contatti con gli uomini della mala vesuviana scrivono: “Non è dato giustificare che il primo cittadino, garante di trasparenza e organizzazione di un servizio pubblico, possa avere coinvolgimenti con tali personalità, offuscando in tal senso ed in ogni caso la linearità dell’operato”. Ma è sul fronte dei rifiuti, il piatto forte, che si concentra l’attenzione della commissione prefettizia e dei giudici nella sentenza di incandidabilità. Il feudo di Ambrosio nel settore spazzatura viene così descritto dal collegio: “In sostanza, secondo gli accertamenti della polizia di stato le società che si sono succedute nella gestione dell’igiene urbana del Comune , sin dal 1985, sia pur con diversa denominazione sociale, sono ritenute riconducibili di fatto allo stesso gruppo imprenditoriale Colucci – Ambrosio , interessato da numerosi precedenti penali e riconducibile al clan Fabbrocino”. Nel settore rifiuti il sindaco è “caratterizzato dalla volontà di mantenere in essere contatti con specifiche entità imprenditoriali gravate da controindicazioni antimafia; ha attuato scelte e condotte organizzative e procedurali violando norme di legge, statutarie e regolamentari; ha attuato scelte e condotte spesso in violazione fraudolenta della normativa antimafia”.

I magistrati ripercorrono le illegittimità nell’affidamento di appalti pubblici, l’immobilismo nel contrasto all’abusivismo edilizio, la disinvoltura nel rilascio delle autorizzazioni commerciali anche a “ soggetti correlati alla criminalità organizzata”. “A carico del Sindaco – conclude il collegio – emergono sufficienti elementi , concreti ed univoci, che fondano l’assunto della correlazione ad entità criminose”. Nella sentenza vengono dichiarati incandidabili anche i consiglieri Francesco Santorelli, Franco Giugliano e Gennaro Ambrosio.

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