Il futuro della casa del Tridente sempre più lontano da Modena. Il Movimento 5 Stelle: "Nessuno si sta occupando dei lavoratori". L'assessore si difende: "Non posso io licenziare i manager Fiat". Situazione in bilico anche alla Ferrari
Quello che emerge dalla carte sembra poco confortante per il futuro dei 700 operai impiegai a Modena. Nulla per quanto riguarda Ferrari, dove evidentemente la Regione, stando ai documenti consegnati a Defranceschi dagli uffici dell’assessorato al lavoro, non ha ritenuto di dover intervenire. Male invece per quanto riguarda la questione Maserati. “Due blande letterine – spiega Defranceschi – con le quali l’assessore Muzzarelli si china alla risposta evasiva del tridente”. Per il consigliere grillino un comportamento “menefreghista e irresponsabile”. “Muzzarelli – continua Defranceschi – si è guardato bene dall’impegnarsi per la difficile situazione che stanno attraversando gli stabilimenti Maserati e Ferrari nel modenese”. Un riferimento anche alla recente decisione di Marchionne di costruire il nuovo modello Maserati – un suv dal nome provvisorio di Kubang – direttamente a Detroit, lasciando a Modena solo la produzione dell’orma datata ammiraglia del tridente. Chiamato in causa, Muzzarelli replica alle accuse: “Il ritardo di Maserati nelle risposte è grave e ingiustificabile ma prendersela con me, come fosse in potere della Regione convocare d’ufficio i dirigenti Fiat o chissà, licenziarli, è solo speculazione e corsa ad accaparrarsi qualche voto in più”.
Tornande alle carte, la prima lettera inviata dalla Regione all’amministratore delegato di Maserati, Wester Harald Jacob, risale al febbraio 2011. Nella lettera Muzzarelli esprimeva la propria preoccupazione per la sorte degli stabilimenti “cuore delle auto più belle del mondo, luogo straordinario di ricerca e tecnologia”. Per questo, scriveva sempre Muzzarelli, “sono pertanto a chiederle un incontro per potere verificare direttamente le strategie e il futuro dell’impresa a Modena”. Passano un paio di settimane e Wester manda la sua risposta. Molte rassicurazioni piuttosto generiche sul futuro e poi l’ammissione che il piano industriale per lo stabilimento di Modena ancora non c’è. “E’ stato altresì garantito che nel momento in cui sarà definito un piano produttivo che riguarda il rinnovamento dei modelli in essere sarà attivato un tavolo sindacale di informazione e confronto”. E ancora: “Sarà mia cura, appena avremo la completa definizione di progetti concreti relativi al sito di Modena e al suo futuro, contattarla per rappresentare personalmenle al Governo Regionale strategie, obiettivi e condizioni per il raggiungimento degli stessi”.
La lettera arriva il 13 marzo 2011 sul tavolo di Muzzarelli, che risponde lo stesso giorno. Molti i convenievoli, poi la richiesta di un incontro per capire quali sono i “progetti concreti” di Maserati per Modena, e infine “l’auspicio che partendo da queste premesse sia possibile giungere a breve alla definizione di un piano industriale all’altezza delle attese dell’azienda, dei lavoratori e della comunità”.
Auspicio che non è stato rispettato. Nessuna risposta né proposta di incontro. Nemmeno quando mesi dopo l’assessore torna alla carica per fare presente di non avere ancora letto “nessuna informazione ufficiale sul futuro dello stabilimento di Modena o sulla predisposizione del piano produttivo di cui alla Sua cortese lettera dello scorso 11 marzo”. Poi, ancora una volta, la richiesta di un incontro sul breve termine. E’ il 5 settembre. Dopo quella data più nulla.
“Come si può lasciare – commenta il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Andrea Defranceschi – che due marchi così prestigiosi ed economicamente rilevanti come Maserati e Ferrari smantellino la propria pianta produttiva o, peggio, abbandonino il territorio?”
A voler prendere alla lettera le parole dell’ad di Maserati, e i suoi successivi silenzi, verrebbe proprio da pensare che “progetti concreti relativi a Modena e al suo futuro” non ce ne sono proprio.
Oltre al Movimento 5 Stelle, che più volte si è occupato della questione Maserati e Ferrari, a esprimere preoccupazioni per la situazione è stato anche il Pd, che a fine gennaio aveva addirittura richiesto il coinvolgimento del ministro dello sviluppo economico Corrado Passera. Assieme al democratico Stefano Bonaccini si erano anche espressi in tal senso Luciano Vecchi e Palma Costi del Pdl. A chiedere “garanzie” a Fiat anche il presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna, Matteo Richetti, che lo scorso novembre aveva chiesto un confronto tra azienda, enti locali, operai e sindacati. A temere il peggio è proprio la Cgil, che lancia l’allarme: “Il pericolo – spiega Ferdinando Siena della Fiom modenese – è che produzione si spenga pian piano, senza annunci clamorosi che forse Marchionne giudica ormai controproducenti”.