Cronaca

Roma, l’Ama assume altri manager nonostante le direttive contrarie del Comune capitolino

Dopo lo scandalo parentopoli dello scorso anno, l'azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti nella capitale ha inserito nel suo organico altro personale contravvenendo alle indicazioni del Campidoglio, che ne è azionista unico

Salvatore Cappello, amministratore delegato di Ama

“Chi ama Roma la ama davvero”, recita così lo slogan dell’azienda municipalizzata che si occupa della raccolta dei rifiuti nella Capitale. Sarà stato allora l’eccesso di amore (scoccato praticamente da subito) a portare il nuovo amministratore delegato Salvatore Cappello a dotare Ama di altri esperti manager. E poco importa se le direttive del Comune di Roma (azionista unico di Ama), alla luce anche di quanto successo meno di un anno fa, andavano nella direzione opposta: il 27 luglio 2011, infatti, il segretario generale del Comune di Roma, Liborio Iudicello, aveva richiesto a tutte le municipalizzate lo stop alle assunzioni.

Il 10 gennaio scorso, lo storico ex d.g. dell’Amsa (l’azienda dei rifiuti di Milano), arrivato da pochi mesi, insieme ad un altro ex manager dell’azienda partecipata del Comune di Milano, Riccardo Caminada, per sostituire Franco Panzironi (oggi alla guida di un’altra municipalizzata, “Roma Multiservizi”) alla gestione dei rifiuti della Capitale, affida alla Spencer Stuart Italia Srl (società di consulenza attiva nella ricerca dei “migliori dirigenti in tutto il mondo”) il compito di ricercare e selezionare due nuovi direttori: uno per il settore risorse umane ed un altro per il settore acquisti. Eppure la lettera del segretario generale di Roma Capitale parlava chiaro: “nessun nuovo ingresso in organico se non preventivamente concordato con questo ente”. Le due aeree da ‘riabilitare’ con l’arrivo di nuovi manager, inoltre, potrebbero forse non essere le più indicate per un’azienda in grave dissesto finanziario, come Ama.

Passano tre giorni e il segretario generale Iudicello è ‘costretto’ a prendere nuovamente carta e penna per ricordare all’a.d. Ama la contrarietà di Roma Capitale “all’ingresso di nuovo personale” espressa a fine luglio e “rafforzata dalla legge 14 settembre 2011 n.148, che impone un ulteriore sforzo di razionalizzazione e contenimento dei costi”. Il riferimento sarebbe stato forse anche alle regalie elargite, se non fosse che Cappello ha conferito, proprio quello stesso giorno, a ben 21 dirigenti premi tra i 4 e i 12 mila euro e aumenti di stipendio dai 70 ai 110 mila euro annui ad altri (indimenticabile quel venerdì 13 per un dirigente in particolare: Marcello Bronzetti in un solo giorno si è visto aumentare lo stipendio a 110 mila euro annui e riconosciuto un premio da 8 mila euro).

Il consigliere (Pd) Athos De Luca però non ci sta. “Inaccettabile – dice – che tutto ciò accada in una azienda allo sfascio e con un debito che ammonta a svariate centinaia di milioni”. E attacca “attraverso l’incarico ad una società esterna si vogliono selezionare figure dirigenziali legate al mondo di Comunione e Liberazione e al governatore Formigoni, con cui Alemanno intrattiene rapporti”. Guarda caso anche Cappello proviene dallo stesso movimento fondato da Don Giussani.

Sbottano anche i sindacati: “Ci comunicano tagli economici e ristrutturazioni, ancora sacrifici (che avrebbero dovuto fare tutti) per rilanciare l’azienda – dice Alessandro Bonfigli, segretario della Fit-Cisl – e ora scopriamo che pensano prima a premiarsi e poi ad aumentarsi gli stipendi”. E gli operatori (netturbini e conducenti degli autocompattatori)? Premiati anche loro: chi con 200 euro lorde e chi addirittura con 6. Già proclamato lo stato di agitazione a partire dal prossimo 15 febbraio fino al 3 aprile, con assemblee quotidiane in tutte le unità operative. Nelle prossime settimane dunque, dopo la neve, Roma potrebbe trovarsi coperta dai rifiuti. Intanto spetterà ancora alla Corte dei Conti indagare. Pochi giorni fa il rappresentante del Pd capitolino ha presentato all’organo collegiale una denuncia. Per i vertici di Ama, si potrebbe configurare l’ipotesi di danno erariale con abuso d’ufficio e violazione di legge (di stabilità).