E mandiamo tutta questa classe politica (tranne qualcuno) di malfattori a casa. Tanto loro abiurano il posto fisso (che però non mollano da decenni). Assicuriamogli la mobilità, promuovendo un loro reinserimento con l’avvio a lavori socialmente utili (il lavoro nella società civile se lo cerchino da soli però).
Il popolo è il “datore di lavoro” di questa pletora di lestofanti che ci ha governato negli ultimi decenni, rubandoci la democrazia come dichiara saggiamente Piercamillo Davigo (Corriere Sera di oggi, pag. 13), ricordando che siamo dinanzi alla”sciempiaggine di quanti ripetono che la corruzione è il costo della democrazia: balle. Così la democrazia ce l’hanno rubata“.
La politica non ha più alcun consenso perché questi partiti non hanno più consenso, e non ce l’hanno più meritatamente: hanno distrutto questo splendido Paese, hanno depredato le casse dello Stato, hanno distrutto ogni aspettativa delle attuali e future generazioni. Continuano imperterriti, impunemente, con arroganza a gestire la nostra democrazia, la quale si è trasformata nel tempo in una partitocrazia oligarchica, poi gerontocratica, dove tutti si sono alleati nel proprio esclusivo interesse, assicurandosi privilegi, ricchezze, impunità.
La democrazia è morta da tempo. A nostra insaputa. Oggi la gente ne è però diffusamente consapevole. Il governo Monti suggella solo questo percorso, non mi pare lo stia sovvertendo, poiché non ha dimostrato in alcun modo di mettere mano a tale gestione massonica della democrazia.
Un tempo pensavo che frasi, riferite alla classe politica, come “Tanto rubano tutti”, “Sono tutti d’accordo”, “Son tutti uguali” etc. fossero solo espressione del più bieco qualunquismo, populismo. Dunque deprecabile. Da qualche anno ho compreso che la vox populi è fondata, inoppugnabile.
Questa regime partitocratico oligarchico (ergo, una dittatura) si è oramai palesato senza nascondersi da tempo, basti pensare a questi segnali: i partiti scelgono i propri candidati e li impongono agli elettori; i partiti non hanno alcun codice etico che impedisca di assumere cariche se gravemente inquisiti o condannati e comunque con limiti di mandato a tempo e/o con divieto di cumulare le cariche; il legislatore ha predisposto una normativa che impedisce l’accertamento e la punizione per tutti i reati di mala-politica (corruzione, concussione etc.), dalla prescrizione breve in poi; l’espressione della democrazia diretta è oramai disattesa e osteggiata. Si pensi solo, sotto quest’ultimo profilo, come il referendum abrogativo del 1993 inerente l’abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti, che ottenne “solo” il 90,3% dei voti a favore, venne poi non tanto disatteso quanto ancor più stuprato con la legge n. 515/1993 inerente il “contributo per le spese elettorali”, la legge n. 157/1999 inerente le “Nuove norme in materia di rimborso delle spese elettorali”, poi modificata dalla legge n. 156/2002, “Disposizioni in materia di rimborsi elettorali”, poi ancora con la legge n. 2/1997 inerente le “Norme per la regolamentazione della contribuzione volontaria ai movimenti o partiti politici”, che di fatto hanno reintrodotto il finanziamento pubblico ai partiti. Infine, con la legge n. 51/2006, l’erogazione è dovuta per tutti e cinque gli anni di legislatura, indipendentemente dalla sua durata effettiva.
Stiamo discutendo di miliardi di euro che finiscono ai partiti. Cioè di vere “manovre finanziarie”, le quali (quelle vere) solo negli ultimi mesi hanno distrutto la classe media.
Come si esce da questa “dittatura”? Tutti noi ce lo chiediamo. Non penso che se ne possa uscire con semplici nuove elezioni laddove il sistema elettorale garantisca ai vecchi partiti di continuare a egemonizzare la politica italiana e impedisca l’ingresso a nuovi movimenti e/o partiti, tranne il caso in cui siano supportati economicamente dal super-ricco (evento già accaduto negli ultimi 17 anni, come ben noto).
A mio avviso, occorre che vi sia un comune sdegno da parte di tutti. Talmente comune e diffuso che non può più essere ignorato, anche da questi lestofanti e soprattutto dal mondo itero. Un modo potrebbe essere quello di comunicare che la nostra democrazia è in lutto. Potremmo metterci tutti un vistoso drappo nero al braccio e tenerlo per giorni, settimane, ovunque (scuole, lavoro, tempo libero etc.), noi e i nostri figli, fintanto che questi lestofanti non se ne vadano a casa.
Una sorta di sciopero “bianco”. Nel nostro caso “nero”. Trasformiamoci tutti in “indignados”.
Signori miei, riprendiamoci la democrazia, riprendiamoci il nostro futuro. Riprendiamoci i nostri sogni. Ora o mai più.