Intervistato dal periodico americano 'The Atlantic', l'ex premier parla della sua vita privata: "non ho nulla di cui chiedere perdono: tutto quello che ho fatto era assolutamente normale, legittimo". Poi l'attacco ai giudici: "I magistrati sono in grado di vanificare il lavoro di 1000 parlamentari e dell’intero governo per due anni"
“Sono dispiaciuto”, spiega ancora Berlusconi in quasi dieci pagine di intervista, pubblicata sull’online della rivista, per le ripercussioni ma “non ho nulla di cui chiedere perdono: tutto quello che ho fatto era assolutamente normale, legittimo”. L’ex premier ripercorre tutta la sua storia politica: dalla discesa in campo per arginare il rischio del “comunismo”, al suo passato di “imprenditore” – e “non di business-man” tiene a precisare – fino al chiodo fisso dei giudici. Primi tra tutti quelli costituzionali: “Qualsiasi magistrato può impugnare qualsiasi legge presso la Corte costituzionale e rovesciarla”, dice insistendo sul fatto che di quei “15 giudici, 11 sono del centrosinistra” e “in grado di vanificare il lavoro di 1000 parlamentari e dell’intero governo per due anni”.
“Questa è l’architettura costituzionale dell’Italia” stigmatizza durante l’incontro in cui l’autore dell’intervista descrive un ex premier che sembra aver mal digerito l’uscita di scena legata a quelle accuse di non aver saputo affrontare la situazione economica del paese che i mercati davano verso il default: “Le cose non stavano così, non erano così gravi”, insiste. E torna a ricordare l’alto debito del paese ma anche la “ricchezza” delle famiglie, rilanciando il suo cavallo di battaglia, quello del risparmio privato: “Lo Stato italiano è in debito, ma gli italiani, le famiglie e le aziende sono ricche”.